L’apicoltrice di Forlì e il Miele del 2025: “Produzione scarsa per l’acacia, buona per millefiori, tiglio e castagno”

Il miele d’acacia anche quest’anno sarà poco, perché a maggio non c’erano le condizioni climatiche giuste, il tiglio ha sofferto un po’, mentre castagno, millefiori e altre tipologie hanno permesso una produzione in linea con quella degli ultimi anni. Il miele dunque ci sarà e sarà anche di buona qualità, ma sarà scarso quello più pregiato e più richiesto.
«La produzione locale, nel Forlivese, è in linea con gli altri anni - conferma l’apicoltrice Alessia Baccanelli - ci sarà purtroppo pochissimo miele di acacia, che richiede un determinato clima per consentire la produzione da parte delle api. Le fioriture spontanee come il rubino che genera il miele d’acacia durano circa 15 giorni. Dal momento che il miele si fa dal nettare, questo nettare richiama l’ape solo nei primi 6-7 giorni, se quella settimana lì non ci sono le condizioni climatiche adatte, ovvero un’alternanza tra pioggia sole e una buona escursione termica che consentono il giusto grado di umidità per cui il “nettare dà” (si bagna), la produzione di miele risulterà scarsa. Se in quel periodo c’è vento o il clima è troppo secco, nei fiori ci vanno solo poche api, sono insetti molto sensibili, tutto si deve allineare alla perfezione altrimenti non producono miele come si spererebbe - spiega Baccanelli –-. Quello di acacia è l’unico miele che non cristallizza e per questo c’è molta richiesta, però è anche quello più difficile da produrre. Gli altri mieli vengono prodotti invece in momenti diversi della stagione - prosegue l’apicoltrice - il castagno ha avuto una buona riuscita così come il millefiori, il tiglio ha sofferto un po’ ma la produzione è comunque discreta. Anche i prezzi sono rimasti più o meno gli stessi». Nel Forlivese il miele di fiori, tiglio e acacia viene prodotto in pianura o entro i 500 metri di altitudine, mentre il castagno solo sopra i 600 metri.
«Per il miele di castagno faccio la spola tra Forlì e l’Appennino in collaborazione e grazie ad alcuni colleghi». Per quanto riguarda le api, Baccanelli sottolinea che sul loro futuro e sul loro comportamento pesano sempre di più il cambiamento climatico dovuto all’inquinamento e ai pesticidi utilizzati in maniera massiccia per anni.
«Il rischio che le api scompaiano è reale perchè in cattività non vivono più, a causa delle malattie che avanzano per l’abbassamento delle loro difese immunitarie. C’è quindi bisogno dell’aiuto degli apicoltori per garantire la sopravvivenza di questi preziosi insetti - conclude Alessia Baccanelli -, questo comporta per noi un lavoro sempre più impegnativo e faticoso che non sempre risponde al riconoscimento economica, ma c’è comunque una grande soddisfazione per il mestiere che facciamo e per la possibilità di stare con le api».