Forlì. Mascherine cinesi nella pandemia: «Sulle forniture decisioni collegiali»

Forlì
  • 16 maggio 2025

Nel caso delle mascherine cinesi finite all’Ausl Romagna in piena emergenza pandemica con certificazioni fasulle, dopo che nella scorsa udienza davanti al gip Ilaria Rosati l’accusa (pm Laura Brunelli) e i difensori (gli avvocati Gianluca Tognozzi e Roberto D’Atri) avevano ascoltato Marcello Minenna, ex direttore dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli e già assessore all’Economia e Finanze della Calabria, nell’udienza di ieri ha risposto ad un lungo fuoco di fila di domande Gianluca Prati, responsabile del magazzino unico dell’Ausl Romagna di Pievesestina (assistito dagli avvocati Giovanni Majo e Alessandro Monteleone).

Un esame, quello a cui l’indagato si è sottoposto, durato oltre due ore e mezza e che in maniera prevalente è stato condotto direttamente dal gip, con la Procura e gli avvocati difensori che chiedevano ulteriori specifiche, svariando a 360° sugli interi aspetti della vicenda.

Al giudice interessava capire quale fosse il ruolo di Prati all’interno della macchina di fornitura delle mascherine sotto inchiesta. In più maniere a seconda delle angolazioni in cui venivano formulate le richieste di chiarimento, Prati ha ribadito un concetto univoco: cioè come tutte le scelte che venivano fatte affrontando il problema mascherine in pandemia, fossero condotte in maniera collegiale. Pur essendo lui nel ruolo di Dec (il direttore dell’esecuzione del contratto, è la figura che si occupa di controllare l’esecuzione di un contratto pubblico, garantendo che i lavori, i servizi o le forniture siano svolti secondo le clausole contrattuali) le scelte erano frutto di ragionamenti collettivi e per sdoganare materialmente le forniture e consegnarle (“da Pini” fino al magazzino unico di Pievesestina) si attendevano anzitutto le valutazioni della farmacia sanitaria Ausl e dell’Spp (ossia il Servizio di prevenzione e protezione dai rischi). Un interrogatorio molto articolato, insomma, col quale le vicende legate alle indagini preliminari si sono avviate a conclusione.

Come noto nella vicenda, che volge lo sguardo alla gestione ed acquisto di 4 milioni di mascherine prodotte in Cina per un importo di 3,5 milioni di euro, è indagato insieme a Prati ed a Minenna, anche Sergio Covato, ravennate tutelato dall’avvocato Carlo Benini. Nessuno, finora, ha avanzato richieste particolari di riti alternativi di giudizio.

Tutti e tre i protagonisti dell’inchiesta sono ancora in tempo utile per farlo, se lo vorranno, alla prossima udienza del 26 giugno. Altrimenti si procederà con le richieste delle parti: che facilmente saranno di rinviare a giudizio i tre indagati da parte della Procura e di archiviare definitivamente le posizioni per le tre difese.

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