Sulla carta i numeri dell’occupazione crescono, in realtà il lavoro è sempre più precario, sottopagato e fragile. La fotografia scattata dall’Inps di Forlì-Cesena racconta di una provincia dove solo 14 assunzioni su 100 sono stabili, le donne guadagnano il 27,5% meno della media regionale e la cassa integrazione rischia di raggiungere il 65% in trenta mesi. È quanto emerge dal rendiconto sociale provinciale 2024, documento di elaborazione dell’attività e dei servizi svolti dall’Inps. «Nel 2024 – spiega Moreno Cimatti, presidente del Comitato provinciale Inps – l’occupazione nella nostra provincia in termini assoluti è leggermente aumentata, con una media occupati al 70%, in linea con il dato regionale ma superiore al dato nazionale che è al 62%. Dai dati forniti dall’Istituto si vede chiaramente che l’aumento dell’occupazione è dovuto all’impiego di persone provenienti da paesi extra Ue». Dilaga il precariato. «La qualità delle assunzioni rimane carente – prosegue –: i contratti a tempo determinato sono oltre il doppio rispetto quelli a tempo indeterminato. Infatti, sul totale degli assunti in provincia i tempi indeterminati sono solo al 14%. Questo determina una progressiva sostituzione di lavoro stabile con lavoro precario o discontinuo. I giovani e le donne sono le categorie maggiormente penalizzate da queste forme di occupazione». C’è poi una disparità retributiva importante: le retribuzioni per gli uomini sono più basse del 10,9% rispetto alla media regionale e quelle delle donne sono inferiori del 27,5% a conferma di una evidente disparità di genere. Altro tasto dolente è quello legato al ricorso alla cassa integrazione nel 2024 che è aumentata del 35% rispetto all’anno precedente e i dati del 2025 non sono affatto confortanti. «Nel primo semestre di quest’anno – prosegue – sulle domande di Cig autorizzate si riscontra un ulteriore aumento del 30%. Se questo trend dovesse essere confermato risulterebbe un aumento del 65% negli ultimi 30 mesi». Il saldo negativo della denatalità (-1.882 nati nel 2023) fa temere per la tenuta del sistema pensionistico. «La denatalità porta con sé un problema serio al nostro sistema previdenziale che andando avanti di questo passo e sommato alle basse retribuzioni e alla precarietà ci porterà ad un rischio di insostenibilità del sistema pensionistico pubblico –illustra Cimatti –. Le politiche di decontribuzione non dovrebbero essere utilizzate, come invece avviene per gli aumenti retributivi, perché il sistema previdenziale si impoverirà inevitabilmente e non potrà più erogare trattamenti dignitosi. Dai dati si nota che nella nostra provincia vi è un aumento dell’aspettativa di vita che è in linea con la regione e leggermente superiore al dato nazionale. L’invecchiamento porta con sé esigenze e problemi che però vanno affrontati con urgenza: la non autosufficienza, l’aumento degli anziani che rimangono soli. Tutto questo deve far ripensare alle politiche di presa in carico. Servono strutture, personale e risorse adeguate strutturali che devono essere previste a partire dalla legge di bilancio».
Forlì. Lavoro sempre più precario in provincia, solo 14 assunzioni su 100 sono stabili