Forlì, la povertà cresce e diventa cronica

Nel 2024 la Caritas Diocesana e centri parrocchiali hanno raggiunto una platea di beneficiari 5.083 persone, di cui quasi il 40% hanno meno di 35 anni. Si tratta del dato più alto dal 2020. In particolare solo con i suoi due centri d’ascolto, il Buon Pastore dedicato alle famiglie e Casa Betania rivolto agli uomini singoli, ha aiutato 1.327 utenti per una platea di 1.971 persone. I nuclei familiari sono stati 474 (+ 50% rispetto al 2019), di cui 218 di nazionalità italiana. La fotografia scattata dall’Osservatorio di Caritas in particolare, fa emergere non solo quanto la povertà sia in aumento ma soprattutto quanto il fenomeno sia cronico e non più un’emergenza. «Quanto fatto nel 2024 deve essere un monito a fare meglio e metterci ancora di più al servizio degli altri – afferma il direttore della Caritas Diocesana, Filippo Monari –. La situazione emergenziale degli ultimi anni ci ha portati ad affrontare non povertà estreme, ma multidimensionali. Il che significa che in una stessa famiglia possono essere presenti diverse vulnerabilità. Le difficoltà vanno affrontate insieme e la risposta deve essere comunitaria».
Tornando ai numeri, che per il vescovo Livio Corazza «sono storie di persone e di volontari». La fascia più rappresentata è quella dai 35 ai 64 anni, si registra un calo dei minori e un aumento degli over 65 (+41,8%), spesso anziani soli che vengono aiutati dai volontari con una telefonata. Molti di questi utenti vivono situazioni di grave esclusione abitativa (595 persone) ovvero sono senza una dimora stabile o vivono in alloggi insicuri spesso in strada, in auto, in case abbandonate o sono ospitati temporaneamente da amici. La residenza anagrafica manca al 45% degli utenti. Anche chi ha un impiego, spesso non riesce a trovare un alloggio dignitoso o un contratto formale, ma particolarmente colpiti sono i lavoratori stranieri che incontrano anche difficoltà di integrazione e discriminazione per avere una casa in affitto. Nel 2024 sono state accolte 115 donne, spesso madri sole, richiedenti asilo che provengono da contesti come la violenza domestica, mutilazioni genitali, matrimoni forzati o che necessitano di un accompagnamento psicologico e sanitario. I traumi, l’isolamento e le barriere linguistiche e culturali portano a grandi difficoltà nell’aderire a questi percorsi. I minori 18 anni beneficiari indiretti (ovvero attraverso il nucleo familiare) sono stati 322, molti dei quali cresciuti in contesti instabili e con mancanza di prospettive. La Caritas Diocesana ha offerto nel 2024, 23.905 notti di accoglienza a 220 persone (105 uomini, 115 donne, 45 minori) nei dormitori e nei centri di accoglienza straordinaria e tra gli uomini si registra un aumento dei giovani stranieri dai 18 ai 25 anni, persone che spesso hanno alle spalle esperienze traumatiche o trascorsi nei centri per minori. «Nessuno in Italia e nel mondo ha una rete di volontariato e di cooperazione come l’abbiamo a Forlì e dobbiamo esserne orgogliosi – spiega l’assessora al Welfare, Angelica Sansavini –. Il lavoro che questi centri fanno per la comunità con i loro volontari (91, di cui 41 nuovi, solo la Caritas Diocesana) è impagabile».