Una vacanza particolare, lontano da quelle che sono le mete turistiche tradizionali. Dopo aver completato in due anni la visita alle sette meraviglie del mondo, la forlivese Giulia Bonetti, da anni residente in Germania per motivi di lavoro, si è regalata un’altra avventura, realizzando un altro sogno legato alla sua passione per i viaggi: l’Antartide, il Polo Sud, immersi in una natura incontaminata, ma certo difficile, lontanissima da quelli che si possono immaginare come i comfort di una vacanza. «Sono appassionati di viaggi – racconta Giulia –. Dopo essere stata tre volte al circolo polare artico, mi piaceva l’idea di natura incontaminata e aspra dell’Antartide, dove sei tu che ti devi adattare e questa è la cosa che ti resta più addosso dell’Antartide. Ovunque guardi c’è solo ghiaccio, rocce di ghiacci, iceberg, montagne come grattacieli, a perdita d’occhio».
Sicuramente non il classico viaggio di relax e anche la preparazione è diversa dalle solite vacanze. «Devi essere un po’ preparata fisicamente, un po’ tecnicamente perchè fai campeggio, kayak, sei fuori al ghiaccio, nessuna connessione del telefono se non quella satellitare, devi gestire l’acqua, il ghiaccio. Lì si respira la libertà e la libertà mi attira più del comfort. Io sono partita da sola, e mi sono aggregata come turista a un gruppo su una nave, dove c’erano vacanzieri come me, ma anche diversi scienziati che hanno svolto o stavano svolgendo esperimenti in quel Continente».
Già giungere al Polo Sud è di per sè un’avventura. «Per arrivare ci vogliono giorni: il tragitto fino a Ushuaia in Argentina, devi superare il passaggio di Drake, che è uno dei più pericolosi del mondo, a volte ci si mettono anche due giorni per attraversarlo, dipende dai venti e da quanto sono alte le onde. Durante queste attese gli esperti a bordo presentano quello che fanno in Antartide. Ci sono anche progetti che consentono alle persone in vacanza di partecipare in parte a questi esperimenti: per esempio mappamento delle nuvole, avvistamento di uccelli o mammiferi marini. C’è un grande focus sul mantenimento ambientale. Io sono arrivata, dopo i voli fino a Ushuaia, in nave fino alla penisola Antartide più vicina all’Argentina, che si presta di più ai gruppi di persone: la nave si muoveva sempre durante la notte, poi noi sbarcavamo, siamo riusciti a farlo due volte al giorno grazie alle condizioni meteo favorevoli. Poi si potevano fare diverse attività. Io mi sono iscritta al gruppo di kayak, a livello dell’acqua tra i ghiacci, oppure si può fare trekking. Ho scelto di fare campeggio su un’isoletta circondata dai ghiacci: abbiamo tirato su la tenda e passato la notte lì. Le temperature durante il giorno erano relativamente miti, tra il -5 e -10 gradi, perché siamo nella fine primavera e inizio estate. L’acqua era a -1 o -2 gradi ma essendo salata non ha gelato, infatti ho fatto anche polar plunge, in pratica un tuffo in acqua in bikini: ovviamente i ragazzi che gestivano la spedizione erano super preparati, hanno avuto tutte le accortezze del caso e ci hanno sempre fatto sentire al sicuro».
Una vacanza che richiede anche un’attenzione nell’avvicinamento al viaggio: «Dal punto di vista mentale è stata una preparazione piuttosto leggera perché ho viaggiato tanto negli ultimi anni – riprende Giulia –. Praticamente, qualcosa di più perché in un continente così tutto è una sfida: contattare qualcuno o se ti serve qualcosa non è che puoi uscire e comprarlo. Le persone che mi hanno accompagnato nell’avvicinamento sono state super utili, c’è stato un webinar con tutte le istruzioni, avevano una scheda per tutti noi».
Dopo undici giorni di spedizione e altri 4-5 giorni di viaggio cosa rimane del viaggio? «Mi ha dato più di quel che mi aspettavo – dice la forlivese –, perché credevo di avere più in difficoltà col mare e con le attività tecniche, invece i professionisti sono stati super affidabili. Siamo stati fortunati in diversi aspetti, dal meteo che ci ha permesso di fare tutte le attività, ma anche per momenti magici vissuti: il primo giorno ho fatto kayak e una balena è venuta fuori a respirare davanti al mio kayak e poi si è immersa, cosa non comune. Un’altra volta abbiamo visto una foca leopardo che allattava il suo cucciolo, una cosa più unica che rara anche per gli scienziati».
La prossima tappa? «L’Oceania, ma prima forse visitare i paesi dell’Unione europea che mi mancano. Sono 4-5». Il viaggio continua.