Forlì. Intervista a Corzani, direttore Confesercenti: “Su Esselunga presentato ricorso al Tar”

«Abbiamo sempre cantato da soli nel deserto, le amministrazioni che si sono succedute sono rimaste sorde di fronte alle osservazioni presentate per l’apertura dei diversi insediamenti commerciali. Oggi, il paradosso è più che mai evidente». Va dritto al punto il direttore di Confesercenti, Giancarlo Corzani, che prova a tracciare un bilancio di un anno complicato sotto diversi punti di vista.
Il 2023 sarà ricordato come l’anno dell’alluvione. Quali conseguenze ha avuto sulle imprese?
«Quella appena terminata è stata un’annata terribile, l’alluvione si è inserita in un contesto economico già difficile per le imprese e per le famiglie. Direi che le conseguenze si sono viste in tutti i settori, nessuno escluso. E’ arrivato davvero il tempo di far circolare risorse per la ripartenza, sia per i cittadini che per le attività imprenditoriali che hanno subìto centinaia di migliaia di euro di danni. Fino ad ora le imprese che sono riuscite a riallinearsi, lo hanno fatto con risorse proprie. Come Confesercenti, nel nostro piccolo, abbiamo stanziato fondi per i soci colpiti».
Da un lato imprese del territorio messe alla prova che cercano di resistere, dall’altro nuovi insediamenti commerciali che aprono. L’ultimo in ordine di tempo è stato quello nei pressi del casello dell’A14.
«Questi sono elementi che spostano l’equilibrio economico delle nostre imprese, inevitabilmente. Credo, però, che le nostre stesse imprese riusciranno a resistere, anche per la qualità dei prodotti che vendono. Al di là dell’impatto che queste strutture hanno nell’immediato, nel lungo periodo prevedo una notevole rotazione delle attività che le popoleranno. Quello di cui negli anni non si è tenuto conto è l’inadeguatezza del piano di sviluppo commerciale».
Si spieghi meglio.
«Come associazione di categoria abbiamo una lunga tradizione di osservazioni presentate, ma le varie amministrazioni hanno sempre tirato dritto per la loro strada. Prendiamo il caso Esselunga. Quando qualche anno fa si sarebbe dovuta insediare in un’area tra via Bertini e via Balzella, dicevamo di posizionarla proprio nella struttura vicino al casello dell’autostrada, già destinata a uso commerciale. Oggi il paradosso è più che evidente, si insedierà in una nuova area distante meno di una manciata di km proprio da lì. Questo dimostra il fallimento dei piani di programmazione commerciale delle varie amministrazioni».
Visto che l’ha citata, cosa è accaduto con Esselunga per il nuovo insediamento?
«Abbiamo fatto una richiesta di accesso agli atti, dai quali è emerso un conteggio non corretto della superficie di vendita. In pratica Esselunga ha a disposizione 170 metri quadri in più rispetto al progetto. Abbiamo posto la questione agli uffici tecnici del Comune sottoponendo loro quanto stabilito da una sentenza del Consiglio di Stato, gli stessi hanno avuto a disposizione 30 giorni di tempo per mandarci un segnale. Ciò non è avvenuto e mercoledì sera abbiamo formalmente depositato il ricorso al Tar, per cui ora si procederà con la sospensiva delle autorizzazioni e partirà tutto l’iter».
Secondo lei l’Amministrazione attuale ha delle responsabilità? Al netto del fatto che il piano risale al 2017, si poteva fare qualcosa per evitare tutto ciò?
«L’unica responsabilità imputabile a questa Amministrazione è quella di aver concesso una dilatazione dei tempi delle procedure per la realizzazione delle strutture commerciali. Va sottolineato che si tratta di una facoltà, non di un obbligo. Le 97 aree per gli insediamenti sono stati approvati nel 2017, sono frutto del passato ma nessuno in realtà si è mai opposto veramente. C’è stata una politica di maglie larghe da parte di chiunque».
Veniamo al centro storico. Le politiche messe in atto hanno riqualificato il cuore pulsante della città o c’è ancora molto da fare?
«Per cominciare smettiamo di parlare del nostro centro solo in maniera negativa, ci sono realtà che ancora investono e ci credono. Non è facile centrare l’obiettivo, ci sono diversi aspetti e particolarità di cui tenere conto e c’è ancora molto da fare. Sul piano della concretezza, però, da parte dell’Amministrazione non ci sono stati percorsi o scelte forti che hanno puntato a una vera riqualificazione del centro storico. A parte gli eventi, non c’è stato un vero e proprio piano strutturale. Se si vuole invertire la rotta bisogna sperimentare, da tempo parliamo di un’area veramente pedonale ad esempio. A mio avviso ci sarebbe bisogno di far diventare alcuni luoghi del cuore cittadino come spazi in cui la comunità si riconosce e si identifica. Sforzi in tal senso non ne sono stati fatti».
Per quanto riguarda la Fiera di Forlì si pensa ad una fusione con quella di Cesena.
«Si parla di accorpamento del sistema fieristico romagnolo da tempo. Oggi quel pensiero è coerente, è chiaro che bisogna fare scelte di efficientamento. In questa discussione, che ormai perdura da anni, molto spesso le associazioni di categoria si sono mostrate libere, a differenza delle istituzioni che hanno una visione più campanilistica».