Forlì. In quattro mesi 7 morti sul lavoro in provincia, incremento del 250% rispetto al 2024

Forlì

Crescono gli infortuni e i morti sul lavoro nella provincia di Forlì-Cesena: sono già 7 i lavoratori che hanno perso la vita nel 2025 tra gennaio e aprile (nel 2024 furono 8 in 12 mesi). L’osservatorio salute e sicurezza della Cgil Emilia Romagna ha pubblicato i dati relativi ai primi quattro mesi del 2025. «Nella provincia di Forlì Cesena gli infortuni crescono del 6,4% rispetto ai primi quattro mesi dell’anno precedente, in controtendenza con le altre province - afferma la segretaria della Cgil provinciale Maria Giorgini - e con il dato regionale che vede una lieve diminuzione pari all’1,3%. Significa in numeri assoluti che in soli quattro mesi, 2.287 persone si sono infortunate rispetto alle 2.150 dell’anno precedente. Numeri impressionanti, significa che ogni giorno 19 persone nella nostra provincia escono di casa e ne fanno ritorno infortunate, un numero che negli anni continua a crescere. Aumentano anche le denunce di malattia professionale del 6,5%.

Soggetti e settori più a rischio

Migranti e precari sono i soggetti più a rischio, così come determinati settori. «I dati parlano chiaro e sono la cartina di tornasole di quanto da noi denunciato - prosegue Giorgini -. Il tasso di morti e infortuni sul lavoro aumenta se sei migrante o se hai un contratto precario, e alcuni settori sono particolarmente colpiti. Il 72,1% delle persone infortunate ha cittadinanza italiana, ma ben il 22,7% risultano cittadini stranieri, e il 5,1% persone provenienti dall’Unione Europea, il che significa considerando la percentuale di lavoratori stranieri nel nostro territorio, che gli infortuni quasi raddoppiano se sei un cittadino straniero. Sempre sui dati, il 61,7% sono uomini e il 38,3% donne, mentre i settori dove si innesta il maggior numero di infortuni sono l’agricoltura , l’industria (alimentare, metalmeccanica e del legno), le costruzioni, i trasporti, la sanità, e il terziario. Importante anche la quota di infortuni in itinere (che passano dal 12,88% al 13,24%,); si corre per fare consegne o si esce stanchi dal lavoro e si corrono rischi anche per strada».

Troppi morti

Le cronache locali in questi mesi hanno riportato diversi infortuni mortali, qual è la situazione? «Sì, questo è il dato più drammatico, nei soli primi quattro mesi del 2025 nella nostra provincia di Forlì Cesena, abbiamo registrato 7 decessi, che sono il 35% delle 20 morti sul lavoro a livello regionale, e rappresentano un aumento di + 250% rispetto al 2024».

Uno dei referendum sul lavoro promossi trattava proprio questo tema, il quorum non è stato raggiunto, ma il sindacato non si arrende. «La situazione che denunciamo da anni e sulla quale non si fa abbastanza, deve vedere importanti riforme che partono da dare stabilità, legalità e dignità al lavoro - sottolinea Giorgini -. I referendum non hanno raggiunto il quorum, ma non è una occasione persa, infatti se un terzo degli elettori chiede un cambiamento, la politica e le istituzioni non possono non tenerne conto. Noi non abbiamo sufficienti strumenti per cambiare le cose per questo continuiamo a chiedere al governo e al parlamento un cambio di passo deciso, abolendo sub appalti a cascata ( 7 infortuni su 10 avviene nel sistema degli appalti), e riducendo la ricattabilità e precarietà nel lavoro aumentata con il Decreto primo maggio, il Collegato al lavoro e il Decreto Lavoro. In aggiunta - conclude la segretaria della Cgil di Forlì-Cesena - va cambiata la legge sull’immigrazione, se sei sotto ricatto per paura di perdere lavoro e permesso di soggiorno è molto difficile denunciare. Servono riforme importanti, e va abbattuto il muro dell’indifferenza».

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