Forlì. Il vescovo Corazza incontra il Papa e gli regala la maglietta “Tin Bota”

Forlì

«Ho ricordato al Papa la forza dei forlivesi e dei romagnoli durante l’alluvione del maggio scorso». Livio Corazza e tutti i vescovi dell’Emilia-Romagna sono tuttora a Roma, impegnati nella visita ad limina al pontefice, iniziata lunedì con la messa nelle Grotte della Basilica vaticana, presieduta dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. Ieri mattina hanno preso parte all’udienza generale di papa Francesco (che al termine è stato condotto in ospedale per accertamenti, ndr) in Aula Paolo VI, assieme ai pellegrini giunti appositamente da tutte le diocesi della Regione. Nel corso dell’incontro, il vescovo Corazza ha salutato il pontefice, regalandogli una maglietta con la scritta “Tin Bota, Romagna”. E’ l’espressione dialettale che sintetizza nel migliore dei modi la voglia di un’intera regione di ritornare alla normalità dopo la tragedia dell’alluvione. «Il papa - ricorda don Livio - ha ringraziato per la testimonianza resa». All’udienza era presente anche un bel gruppo di fedeli, giunti il giorno prima a Roma in pullman e guidati da Mariella Leoni, direttrice dell’Ufficio diocesano per la Pastorale del turismo, pellegrinaggi e tempo libero e da don Enrico Casadio, vicario episcopale e parroco di Meldola. Nel pomeriggio i forlivesi si sono diretti alla basilica di San Giovanni in Laterano, per partecipare, alle 15.30, alla messa concelebrata da tutti i vescovi dell’Emilia-Romagna. Uno dei grandi temi posti sul tavolo per la Visita ad Limina, che si protrarrà sino a sabato, è la nuova evangelizzazione. Il pellegrinaggio continuerà giovedì e venerdì con gli incontri nei dicasteri della Curia Romana e la celebrazione della messa nella basilica di San Paolo Fuori Le Mura. Il vescovo Corazza, che partecipa per la prima volta a una visita ad limina, ha anche spiegato che «la visita alla sede del Papa, da secoli, esprime la comunione di tutta la Chiesa con il successore degli Apostoli, al quale riconosciamo il servizio dell’unità e della comunione. C’è stata una preparazione materiale e pastorale. Gli uffici hanno lavorato nelle settimane scorse e hanno contribuito alla stesura della relazione. Ma soprattutto ci siamo preparati con la vita ordinaria di questi anni e di tutti i giorni. Con le gioie e le fatiche, le conquiste e le preoccupazioni. Per esempio, veniamo da una bellissima festa della Madonna del Fuoco, segno di una Chiesa viva e attiva».

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