Forlì, il prefetto e le priorità della provincia

Il territorio ferito dall’alluvione, la lotta ai furti, l’accoglienza ai migranti, l’economia “sana” da tutelare. Alcuni dei punti chiave dei primi mesi di Rinaldo Argentieri sulla poltrona di prefetto di Forlì-Cesena.
Prefetto, che idea si è fatto in questi suoi primi mesi in provincia?
«Dal punto di vista personale ho avuto conferma di cosa siano la Romagna e il carattere dei romagnoli: accoglienza, cordialità, sorriso e familiarità. Questo è importante per lavorare bene. Ciò che è successo nel maggio scorso lo ritrovo in tanti ragionamenti e tanti dialoghi che si fanno, e questo è un’ombra, ma anche qui ho potuto apprezzare come non sia un modo di dire che i romagnoli si rimboccano le maniche. Il grande spirito di solidarietà che c’è in queste terre si è manifestato nel momento dell’emergenza e anche adesso, con iniziative di aiuto. Insomma ci si è sollevati in gran parte. Certo ci sono tante ferite. Bisognerà ripensare a una politica di gestione del territorio più rispettosa della natura».
I prossimi mesi saranno difficili dal punto di vista della ricostruzione e della gestione delle risorse, ci vorrà pazienza da parte dei cittadini. Che ruolo potrà avere il prefetto?
«Credo che la Prefettura possa essere un facilitatore. Ci sono degli uffici competenti, a partire dalla struttura commissariale, che mi sembrano molto efficienti. Ho rivisto il generale Figliuolo dai tempi dell’emergenza della pandemia e mi pare che stia lavorando bene. Certo le aspettative ci sono e ci sono da spendere tante risorse. L’augurio, anche parlando con tanti sindaci, è che ci siano le forze amministrative e tecniche dei Comuni e della Provincia per mettere a terra tutti i progetti che ci sono, interventi per le frane, il ripristino di versanti e territori, dei corsi d’acqua. Raccolgo il grido di aiuto delle Amministrazioni perchè ci siano le strutture adeguate per bandire le gare e seguire i lavori».
Un problema in particolare per i piccoli comuni.
«Specialmente per loro. Sono stato a Meldola e nella vallata con il generale Figliuolo, ed effettivamente con gli interventi da farsi è difficile pensare che tutti i Comuni abbiano la capacità di gestire tutto. Sono allo studio iniziative per garantire risorse anche umane, una specie di task force per sostenere l’impegno dei Comuni. Gli enti locali scontano una debolezza che già esisteva prima degli eventi alluvionali e che si manifesta ora nelle opere di ripristino. In tutto questo il prefetto può essere il tramite verso gli organi di governo e quindi tenere monitorato l’andamento di queste procedure e segnalare criticità ed esigenze».
L’emergenza alluvione convive con altre situazioni che stanno a cuore ai cittadini. La sicurezza, ad esempio.
«Ho girato tanto professionalmente e devo dire che Forlì-Cesena è una provincia sicura. Certo non mancano problemi. Le segnalazioni delle forze di polizia sui furti ci sono e sono preoccupanti. Su questo nel Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica e nelle interlocuzioni con le forze di polizia e con l’autorità giudiziaria occorrerà migliorare la strategia di intervento: non che non ci sia una strategia, ma il fenomeno esiste e quindi occorre individuarne di più efficaci. Posso garantire il massimo impegno. Naturalmente il problema dei furti, in appartamento e non solo, lo condividiamo con altri territori».
Altro tema i maltrattamenti in famiglia.
«Una cosa che mi ferisce tantissimo. È un tema che mi pesa come persona prima che come funzionario dello Stato. Purtroppo è uno stillicidio, anch’esso non peculiare solo di questa realtà. I numeri sono elevati. Occorre lavorare sul versante culturale, formativo ed educativo: nelle segnalazioni ricevute vedo che non c’è distinzione di età, fascia sociale, etnie. Violenza sulle donne e domestiche sono un problema culturale: lo scorso 25 novembre ne abbiamo parlato tanto in un convengo fatto in Comune con l’Osservatorio che è nato in Prefettura già da qualche anno, che mette insieme tutte le forze istituzionali, di polizia, sociali, del terzo settore - che qui è una straordinaria risorsa del territorio -, della scuola per mettere in campo tutti i progetti per combattere questo fenomeno».
Le norme sono state inasprite, ma non sembrano arginare i violenti.
«Gli aspetti repressivo e preventivo di polizia sono importanti. Stiamo valutando anche i nuovi istituti previsti dalla legge di novembre, li stiamo sperimentando e stanno dando risultati. Però il problema è culturale, all’interno delle famiglie e nei rapporti. Bisogna coniugare entrambi gli aspetti: repressivo-preventivo e culturale. E poi la cosa principale è la protezione delle vittime: le donne che hanno la forza e il coraggio di denunciare devono essere sostenute, anche economicamente ove occorra, assistite e messe al sicuro da ulteriori pericoli. La denuncia rimane l’unica strada».
L’economia: una provincia ricca attira anche la criminalità organizzata?
«Sicuramente attira preoccupazioni e problemi, però nei rapporti che ho avuto devo dire che ci sono gli anticorpi e questo è molto importante. C’è consapevolezza sia da parte del mondo economico, sia da parte delle istituzioni, forze di polizia ed enti locali, del rischio e della necessità di fare squadra per mettere argini invalicabili agli appetiti della criminalità organizzata. Da parte nostra c’è l’attività preventiva contro coloro che falsano la concorrenza e provano a eliminare chi lavora rispettando le regole, applicando i contratti. Bisogna emarginare le cosiddette mele marce. Recentemente ho firmato una interdittiva anti mafia nei confronti di una società che gestiva a Cesenatico degli esercizi pubblici e stiamo molto lavorando su questo aspetto. Dove girano soldi e c’è attrattività turistica certamente gli appetiti sono più robusti».
L’accoglienza dei migranti: come è la situazione in questa provincia?
«Il territorio ha dato quello che poteva e ha dato tanto. Il sistema di accoglienza ha retto bene, perché ha implementato i posti disponibili di circa il 50 per cento. Su oltre 150mila sbarchi in Italia in un anno, oltre 900 sono arrivati in questa provincia tramite il piano di distribuzione del ministero dell’Interno. Ho incontrato i gestori, le cooperative, il terzo settore, la Caritas, la Croce Rossa, tante sigle che devo ringraziare per quello che hanno fatto. Non abbiamo lasciato per strada nessuno. Grazie al grande sforzo del terzo settore, che opera con la prefettura, ma anche alla sintonia con gli enti locali. Non ho colto crisi di rigetto, abbiamo strutture di accoglienza in tutti i comuni e nessuna situazione di attrito o insofferenza mi risulta da parte delle comunità locali e delle Amministrazioni. Siccome continueranno ad arrivare migranti, sono certo che con queste sinergie e il fronte comune riusciremo a dare un’accoglienza dignitosa ai disperati».