Forlì, il Pd e l’alluvione: questionario ai cittadini di San Benedetto

Nelle scorse settimane è stato inviato un questionario a 230 residenti del quartiere San Benedetto, duramente colpito dall’alluvione del maggio 2023. Hanno risposto in 104 e sostanzialmente sono emersi tutti i dubbi già presentati in occasione dell’incontro con la struttura commissariale di questa settimana. «Non ha finalità statistica, ma sicuramente è molto indicativo e i risultati non fanno altro che confermare le difficoltà esposte dagli alluvionati - dice Loretta Poggi, consigliera comunale del Pd ed ex cordinatrice del comitato di quartiere San Benedetto -. Il 52% di coloro di coloro che hanno compilato in forma anonima il questionario, non hanno presentato domanda per i ristori. Lo ha fatto solo il 25% e solamente in 5 hanno concluso l’iter. Inoltre, il 23% non avanzerà nemmeno richiesta». Dati che, secondo il Pd Forlivese, sono in linea con quelli diffusi dalla stessa struttura commissariale. «Tra le problematiche riscontrate ci sono la complessità nella presentazione della documentazione, la difficoltà a reperire i tecnici e le ditte per eseguire i lavori - prosegue Poggi -. A ciò va aggiunto che in tanti hanno rinunciato anche per la scarsa disponibilità economica. Io stessa ho preferito fare da sola, come me tanti altri visto la modalità di erogazione dei ristori. Dopo l’alluvione di settembre, per alcuni forlivesi addirittura la situazione si è complicata perchè al momento non si hanno risposte per quanto accaduto nel 2024». Ecco allora che il Pd lancia il sasso. «Non spetta al Comune risolvere la partita dei ristori, ma il Municipio, almeno per quelle poche famiglie che sono state alluvionate due volte, potrebbe destinare risorse proprie per poter consentire a questi cittadini di partire con i lavori - afferma il consigliere dem, Federico Morgagni -. E’ chiaro che il modello con cui è stata pensata la ricostruzione non è stata la scelta più efficiente. Oltre ai cittadini ci sono anche le imprese, specialmente quelle agricole. Sintomatica la vicenda di Agricat che ha mandato risposta di diniego a quasi tutte le domande di ristoro. Serve una riflessione strategica, un “New deal agricolo”, per la sostenibilità dell’agricoltura di fronte al cambiamento climatico. Altra questione da prendere in esame è il Piano di Protezione civile. «Non è possibile che ci sia solamente un funzionario comunale che, tra l’altro, opera per i 15 Comuni del Forlivese - precisa il dem Graziano Rinaldini -. Sono tante le questioni da affrontare: serve una mappatura e una verifica dei fiumi magari individuando un’unica figura. Così come è da rivedere la mappa dei punti di rischio, perchè durante un’alluvione non può essere individuato il Parco Urbano come zona di ammassamento, quando questo è stato allagato. Bisogna rivedere il sistema di allerta e promuovere anche il volontariato civile». Tanti gli aspetti su cui focalizzarsi per il futuro della città. «Non siamo qui per puntare il dito contro qualcuno, ma a settembre ci è stato sbattuto in faccia ancora una volta quella che è la realtà dei fatti - puntualizza il consigliere Alessandro Gasperini -. Vogliamo ridurre quel senso di abbandono che si è venuto a creare tra i cittadini colpiti con proposte concrete e che il Comune faccia la propria parte. Inoltre, chiediamo che al termine del mandato del generale Figliuolo (è fissato per fine anno, ndr), il Governo nomini come commissario il presidente della Regione, chiunque venga eletto. Serve qualcuno legato al territorio».