Forlì. Il no alla violenza sulle donne cresce sui banchi dell’Itaer, scuola a maggioranza maschile




Fiori e scarpe rosse adagiate su una panchina rossa. Ieri mattina alunni e professori delle classi quinte dell’istituto aeronautico Francesco Baracca sono stati impegnati in un flash mob sul tema dei femminicidi dal titolo “Sangue non è amore”.
«Questa è una scuola prettamente maschile - spiegano le insegnanti ideatrici del momento di riflessione, Cristina Aguzzoni e Loredana Para -, riteniamo che è proprio su di loro il lavoro maggiore da fare. Per questo abbiamo deciso di preparare un qualcosa che andasse dritto al cuore e che allo stesso tempo fosse di impatto più di un film o di una lezione. Volevamo suscitare negli studenti emozioni, speriamo di esserci riuscite. A giudicare dalle lacrime, credo di sì».
Al saluto della dirigente Maura Bernabei sono seguiti gli interventi dell’avvocato Carla Ciani, specializzata in diritto di famiglia e dell’ex studentessa Itaer Gloria Forlazzini, oggi impegnata in un centro di accoglienza per le donne maltrattate.
«Memore delle attività di sensibilizzazione fatte a scuola, ad un certo punto del mio percorso di studi ho deciso di cambiare rotta - racconta l’ex studentessa -. Mi sono diplomata all’Itaer ma poi ho proseguito con una laurea in Sociologia, nel frattempo ho provato anche un’esperienza di lavoro all’interno di una comunità. Raggiunto il traguardo della laurea, oggi presto servizio in un centro di accoglienza per donne maltrattate. Le richieste di aiuto sono tante, c’è ancora molto da fare anche sul nostro territorio. Molto spesso si tratta di donne vittime di violenza domestica, ma anche psicologica. Non è semplice chiedere aiuto, molte di loro sono frenate dalla paura di fare peggio o dalla vergogna di aver fallito come donne».
«E’ proprio questo il punto - fa eco l’avvocato Carla Ciani -, le donne che passano dallo studio sono spaventate dai partner. In particolare dai ricatti, specie quando le minacciano di togliere loro i figli».
La parte centrale e più toccante dell’evento è stata la lettura dei nomi delle donne uccise per mano dei loro aggressori che ha impegnato nel flash mob sia docenti che studenti. Per ognuna delle vittime è stata appoggiata su una panchina rossa una rosa da parte degli uomini e scarpe rosse da parte delle donne. «L’evento - concludono le professoresse - rappresenta uno spunto di riflessione per non lasciare cadere nel silenzio la morte di queste donne e costruire un percorso collettivo per cambiare la mentalità degli uomini e salvaguardare l’autonomia delle donne».