Forlì. Il fascino delle aquile reali, sono 4 le coppie presenti nel Parco nazionale delle foreste casentinesi

Assieme al lupo, l’animale più affascinante e schivo che abita il Parco nazionale delle foreste casentinesi è certamente l’aquila reale la cui presenza, negli anni, è cresciuta numericamente. Ad oggi sono quattro le coppie che vivono stabilmente nel polmone verde dell’Appennino forlivese ma la sua presenza è stata accertata anche al di fuori dell’area protetta e dunque il numero del “re dei rapaci” potrebbe essere sottostimato.
La sua presenza all’interno del Parco è stata accertata da quando, nel 1993, ne è iniziato il monitoraggio. Fino al 2016, ad abitare stabilmente il Parco c’era unicamente una coppia mentre dal 2017 ad oggi, sono diventate quattro le coppie stabili. «Ogni coppia cerca un territorio libero creando “l’home range”, una sorta di giardino di casa che può avere estensioni che variano da 10-20 km - come spiega Pietro Vicchi nel video divulgativo del Parco - ma che in territori diversi da quello romagnolo può addirittura arrivare a 500 km quadrati. Il grande rapace ama luoghi aperti per la caccia e pareti rocciose per la nidificazione e quindi i paesaggi del Parco delle Foreste Casentinesi non sarebbero apparentemente luoghi ideali. Tuttavia nel 2016 è stata documentata una straordinaria nidificazione su un grande abete di 35 metri d’altezza, proprio all’interno della Riserva di Sasso Fratino. Nidificazione che ha portato all’involo di due piccoli». La presenza di due giovani è un fatto straordinario per il nostro territorio, documentato una sola volta negli ultimi 20 anni, che si somma alla rarità assoluta di nidi su albero in tutto l’appennino. Nel 2017 è stata poi certificata la presenza di una seconda coppia di aquile sempre nel versante romagnolo delle Foreste Casentinesi. «Nel 2019 le coppie diventano tre - spiega Vicchi - con presenza e riproduzione documentate nell’area nord del Parco e poi pochi mesi prima del “lockdown”, è stata accertata la presenza di una quarta coppia sempre nella porzione settentrionale del Parco. A rendere ancora più straordinaria la storia legata alle aquile, è la comparsa di nei cieli del Parco “Gaia”, una giovane aquila ferita da un bracconiere nelle montagne delle Marche, curata e poi liberata dal WWF. Sono numerose le esplorazioni che nel tempo ha fatto anche nel territorio romagnolo del Parco Nazionale ma, dal momento che il gps di cui è stata dotata si è spento a inizio del 2024, non è stato possibile verificare se Gaia si sia trasferita definitivamente nel polmone verde romagnolo dove potrebbe aver messo su famiglia».