Forlì, “ho riparato 7 milioni di telefoni in 40 anni”: Battista, il tecnico filosofo e la missione dell’economia circolare

Forlì

Un sostenitore dell’economia circolare, protagonista della fiera riminese “Ecomondo”, è sicuramente il forlivese Giuseppe Battista, l’artigiano visionario che ha conquistato il mondo riparando telefonini. Un personaggio che nel suo negozio di Forlì ha aggiustato oltre 7 milioni di telefoni in 40 anni. La sua azienda era un punto di riferimento per privati e imprese, non solo in Italia ma anche a livello internazionale. Ora è in pensione ma l’ex tecnico di elettronica e smartphone non ha abbandonato la sua passione e ha una visione chiara sul futuro dell’elettronica, dell’intelligenza artificiale e della sostenibilità. «Un tempo c’erano molti negozi forniti di ricambi per qualsiasi elettrodomestico - racconta Battista - . Si poteva riparare qualsiasi cosa, senza difficoltà. Poi è arrivata la grande distribuzione, e tutto è cambiato: i clienti venivano convinti che riparare non fosse conveniente, che fosse meglio comprare nuovo. I telefoni cellulari, addirittura, venivano danneggiati apposta per ottenere la sostituzione gratuita. È stato un colpo durissimo per chi, come me, ha sempre creduto nel valore della riparazione». Giuseppe Battista lancia quindi la sua proposta. «Se invece di essere in pensione fossi un giovane artigiano avvierei un’attività dedicata alla rimessa in commercio di tutto ciò che le famiglie gettano via: piccoli elettrodomestici, dispositivi medici, tablet e smartphone. Il servizio lo promuoverei attraverso una campagna pubblicitaria sui social. Oggi, grazie a internet, è possibile reperire qualsiasi ricambio, persino per apparecchi elettromedicali. Con questa attività si potrebbe ridare vita a prodotti considerati “scarti”, ricondizionandoli, sanificandoli e vendendoli a prezzi ragionevoli, con garanzia e sicurezza. Si potrebbero impiegare nuove risorse, forse anche famiglie, nella confezione e preparazione dei prodotti ricondizionati. Questo è il futuro che potrebbe unire la tecnologia e il lavoro umano».

Battista non nasconde la sua preoccupazione per il ruolo delle grandi aziende: «Le grandi aziende produttrici di dispositivi elettronici devono abbandonare l’obsolescenza programmata. Continuare a ridurre artificialmente la vita dei prodotti significa condannare l’uomo a perdere il suo lavoro e il suo ruolo creativo, lasciando spazio solo ai robot. Senza prodotti durevoli e riparabili, non ci sarà futuro né per gli artigiani, né per i tecnici, né per chi crede nel valore della sostenibilità. È una questione di dignità, di economia e di futuro. Non possiamo permettere che il progresso tecnologico diventi sinonimo di spreco e sostituzione continua - conclude Battista - . Le aziende hanno la responsabilità di costruire prodotti durevoli e sostenibili: solo così potremo garantire lavoro, dignità e futuro all’uomo, non solo ai robot. Il futuro della tecnologia deve essere al servizio dell’uomo, non il contrario».

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