Forlì. Gettata nel canale, denuncia degli animalisti per la morte della cagnolina Chanel

Giustizia per Chanel, la cagnolina trovata morta nel canale Emiliano Romagnolo con una corda al collo e un peso all’altra estremità. A chiederla sono le associazioni animaliste Animal Liberation, Gruppo volontari canile di Forlì, Mondo cane e la sezione locale della Lega del cane che hanno presentato una denuncia unanime alla Procura annunciando di costituirsi parte civile ad un eventuale processo.
Le associazioni, attraverso l’avvocato David Zanforlini del foro di Ferrara, chiedono ai giudici di chiarire attraverso l’autopsia le cause del decesso per appurare se la cagnolina sia stata uccisa affogandola nell’acqua oppure fosse già morta prima di essere gettata nel canale.
Una risposta che potrà essere data con certezza solo dall’esame autoptico.
Nelle scorse settimane, tuttavia, il pubblico ministero aveva dato il via libera alla distruzione della carcassa del povero animale ma non sembra che siano stati prima effettuati accertamenti autoptici.
Per scongiurare il rischio che il corpicino possa finire all’inceneritore portando con sé le cause certe della morte, le associazioni, attraverso la denuncia, si rivolgono dunque al magistrato annunciando anche la possibilità di riservarsi la possibilità di costituirsi parte civile nel procedimento penale.
Il ritrovamento
I fatti risalgono al 18 febbraio scorso quando la cagnolina, una American Staffordshire di appena 3 anni, è stata trovata sul fondo del canale Emiliano Romagnolo in via Erbosa. La terribile scoperta è stata fatta dalle Guardie zoofile che hanno dato l’allarme facendo intervenire la Polizia locale. È stato necessario l’intervento dei Vigili del fuoco per riportare a galla il corpo senza vita della quattro zampe alla quale è stato possibile dare un nome grazie al microchip di cui era dotata.
Proprio questa sorta di carta d’identità digitale sottocutanea di cui devono essere obbligatoriamente dotati i cani può dare il la alle indagini per capire cosa sia successo a Chanel e di chi possa essere la mano crudele che l’ha gettata nell’acqua gelida. Il microchip, infatti, consente di individuare il padrone e di conseguenza ricostruire cosa possa essere accaduto.
Il reato
Il reato ipotizzato è quello di maltrattamento di animali, previsto dal codice penale con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5 a 30mila euro, per chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagioni una lesione ad un animale o lo sottoponga a sevizie. Pena che è aumentata della metà se da tali fatti ne deriva la morte.