Forlì. “Fragile sublime” la mostra fotografica di Silvia Camporesi inaugura oggi alla Fondazione Dino Zoli

Forlì
  • 17 maggio 2024

Un atto d’amore verso la sua città: Silvia Camporesi, fotografa forlivese, racconta con due mostre i giorni dell’alluvione di un anno fa. La collina e il quartiere San Benedetto con la devastazione della biblioteca del Seminario vescovile, sono al centro di “Romagna sfigurata” al Monte di Pietà di Forlì fino al 16 giugno. Ma inaugura oggi, alle 18.30, alla Fondazione Dino Zoli “Fragile sublime” a cura di Nadia Stefanel, dodici scatti che ritraggono il parco urbano Franco Agosto sommerso dal fango e dall’acqua. «Il giorno successivo all’alluvione, non avendo subito danni, mi sono chiesta cosa fare - racconta Camporesi -. Sono una fotografa ma non una reporter, come avrei dovuto comportarmi? Non ho avuto dubbi: dovevo vedere. Così appena è stato possibile sono uscita e quel che ho visto è stato atroce e bellissimo. Con una tuta da pesca mi sono addentrata nel parco urbano, sola in mezzo a una enorme quantità di acqua e di fango. Sapevo che quel che facevo comportava un alto rischio, ma era troppo grande il desiderio di puntare gli occhi su qualcosa di assoluto, unico. Il parco era un lago fermo, silenzioso, dove tutto quello che eravamo abituati a vedere era scomparso. Eppure si trattava di una visione sublime in cui la natura si riprende, trova la sua strada per riemergere». Mentre quindi “Romagna sfigurata” lascia parlare da sole le immagini di calanchi e strade interrotte, delle due ragazze infangate dalla testa ai piedi che guardano al di là dei mucchi di oggetti rovinati e gettati via, “Fragile sublime” racconta un mondo “altro”, dove i punti di riferimento non esistono più e gli alberi si riflettono nell’acqua fangosa. È una visione quasi onirica e sicuramente poetica, in cui la distruzione non è disgiunta da una tragica bellezza. «In questa serie di foto inedite - scrive infatti Nadia Stefanel - l’artista suggerisce una bellezza profonda e delicata della Natura, che potrebbe frantumarsi sotto il peso della sua stessa maestosità. L’occhio di Camporesi riesce a catturare un momento straziante ma allo stesso tempo effimero e sublime, fissandolo nella memoria collettiva: per sempre». Per l’esposizione alla Fondazione Dino Zoli aperta fino al 20 luglio, per la prima volta Camporesi stampa su tessuto, selezionato con il team tecnico della Dino Zoli Textile per esaltare l’aspetto liquido, il verde e il marrone delle immagini. E una sensazione accomuna le due mostre: la resilienza di un territorio che non si arrende, ma è ancora segnato da quella tragedia. Lo dice la stessa fotografa: «oggi il parco è tornato quasi alla normalità, gli animali hanno ripreso a circolare; gli alberi sono rifioriti ma portano ancora le macchie del fango ed enormi cumuli di terra giacciono un po’ ovunque». Eppure c’è speranza di un ritorno alla normalità: in “Romagna sfigurata” sta nell’albero di Natale che domina con i suoi poveri addobbi un paesaggio irriconoscibile, ma c’è anche in “Fragile sublime”: nella visione di una natura vulnerabile, ma in cui domina, comunque, l’ostinazione della vita.

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