Forlì. “Fango artista” per non dimenticare l’alluvione: i vasetti diventano oggetto da collezione

Forlì

Il fango dell’alluvione di Forlì diventa un’opera d’arte. Non solo da mettere in mostra, ma anche da utilizzare per capire cosa significhi avere acqua e melma nelle proprie case, nei propri oggetti, sulla propria pelle. L’idea è venuta a Stefano Silvestoni, vivaista con l’attività in viale Bologna anch’essa invasa dall’acqua, e Marina Bergamaschi. Non sono artisti di professione, ma con l’arte e la creatività hanno dimestichezza, avendo “inventato” i paperi-artisti, pupazzi che prima utilizzavano per abbellire il loro banco nei mercati e che poi sono diventati autentici “personaggi” da portare in giro per mostre e musei, rappresentando personaggi noti, a volte fotografati con i loro “cloni” reali, come è capitato a Steve Mc Curry.

Tornando all’alluvione, l’ultima realizzazione della coppia Silvestroni-Bergamaschi si chiama “Fango artista”, prendendo spunto dalla famosa “Merda d’artista”, opera di Piero Manzoni del 1961: sono 100 barattoli (tipo quelli che contengono vernice) numerati, quindi in edizione limitata, con la scritta “alluvione Romagna. Fango artista” tradotta in quattro lingue (italiano, francese, inglese e tedesco) come nell’opera di Manzoni. Rispetto a Manzoni sparisce la d apostrofata non a caso perché il fango è visto, nella sua tragedia, come un artista che con il suo incedere cancella e rimodella il territorio, gli oggetti e le case. Il fango disidrato contenuto nei barattoli è stato raccolto dai campi vicino al vivaio Silvestroni di viale Bologna. Un messaggio, provocatorio, da mandare a chi pensa che tutto sia a posto nella Romagna alluvionata, che a 10 mesi da quell’evento tutto sia tornato alla normalità. Anche perché il fango dei barattoli è possibile scioglierlo in 10 litri d’acqua per provare l’effetto dell’ondata che ha invaso le case e le terre, mentre se si utilizzano 5 litri d’acqua per diluirlo sarà più denso, per ottenere la sensazione di quando l’acqua si ritira e lascia i suoi segni melmosi. «Perchè – come spiega Silvestroni – molte persone pensano sia passato tutto, ma noi qui stiamo ancora lottando con i danni provocati da fango e acqua». I barattoli saranno in mostra al Vernice Art Fair di Forlì del prossimo fine settimana, ma non potranno essere venduti come volevano i due forlivesi per donare parte del ricavato in beneficenza, perché un gallerista, affascinato dall’idea, ha comprato in blocco i 100 barattoli.

Vivaista da generazioni, agricoltore, Silvestroni ha pagato a caro prezzo l’alluvione nella sua azienda. L’idea di fare “Fango artista” è nata proprio durante un mercatino. «Noi andavamo in giro sempre con i paperi. Ho iniziato nei mercatini dove pensavo di vendere le piante, in realtà la gente si fermava a vedere i pupazzi. Una volta a Sesto Calende, in provincia di Varese, a un mercatino dove portavamo le piante e marmellate di nostra produzione, avevamo dietro il fiume Ticino: ho visto tre anatre e mi è venuto in mente di posizionare due miei paperi come se parlassero con le anatre e di riprenderle. La gente ha iniziato a fermarsi per vedere questo “dialogo” che mi sono inventato, come un fotoromanzo di un papero romagnolo che ci prova con le anatre. Sono nati così i primi paperi sposi, poi è stata la volta della famiglia dei paperi e di tanti personaggi. Abbiamo realizzato Philippe Paperio, critico d’arte con cui abbiamo visitato mostre e musei, poi paperi artisti, migranti e tanti altri. Oggi ne abbiamo più di cento. La missione del papero è creare un sorriso. Abbiamo fatto anche Marina Abramovich, ci ha visto anche Vergassola, che ci ha chiesto di partecipare a “Quelli che il calcio”. Dopo maggio sono arrivati i paperi alluvionati “Tin Bota” e “Speranza”. Portandoli in giro la gente si incuriosisce, però dice “sì, sappiamo dell’alluvione, ma ora siete asciutti e ristorati”. La loro missione è regalare un sorriso e mostrare che anche gli alluvionati hanno voglia di sorridere. I paperi “hanno scoperto” che la gente non sa cosa è un’alluvione, così vogliono fare sapere cosa sia e hanno coinvolto il Papero Manzoni, che ha suggerito di fare il barattolo. Un “Fango artista” perchè il fango ha modificato la nostra vita, così la gente con 400 grammi può provare cosa significhi. Con i barattoli siamo stati in Germani, a Montecatini e altri mercatini, e i galleristi li prendevano in mano, l’idea è piaciuta, qualcuno di loro lo ha fatto sapere alla trasmissione Telemarket che si occupa di vendita di arte televisione. È piaciuto il messaggio, creare l’emozione di portare a casa il fango e immaginare quello che ha invaso le nostre case. Una provocazione, ma anche didattica. Un gallerista ci ha comprato tutti i barattoli, tranne 10 vasetti che abbiamo tenuto per consegnarli a chi ci ha dato una mano. Sono contento perché se ne parla, si parla dell’alluvione e dei romagnoli. Noi volevamo venderli per beneficenza, poi daremo un barattolo alla scuola “la Nave” per la loro asta benefica. Uno o due barattoli li vorremmo mandare alla Von der Leyen e alla Meloni che sono state qui a vedere i danni».

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