Forlì, dopo 47 anni per tre serate riapre l’Arena Melozzo

Anche se è un provvedimento temporaneo circoscritto all’estate, l’emozione resta. Saranno tre proiezioni, per il ciclo “Finché c’è speranza c’è vita”, a sancire la riapertura al pubblico, dopo ben 47 anni, della storica Arena Melozzo. Il primo film in cartellone, “Monsieur Lazhar”, andrà in scena questa sera, alle 21.30. Seguiranno, mercoledì 18, “Quel fantastico peggior anno della mia vita” e martedì 24 “L’imprevedibile viaggio di Harold Fry”.
Promossa dall’Unità pastorale del Centro storico, con il patrocinio del Comune di Forlì, l’iniziativa è finalizzata «a favorire luoghi d’incontro e socializzazione nel cuore della città – spiega il parroco don Nino Nicotra – unitamente al desiderio di valorizzare un luogo storicamente significativo, nell’anno dedicato al Giubileo della Speranza. Da qui il tema del ciclo di proiezioni».
La più ampia descrizione dell’Arena Melozzo è contenuta nel volume di Maria Cristina Gori “La pittura della finzione - Architettura e decorazione a Forlì nei luoghi dello spettacolo tra ‘800 e ‘900”, edito dal Comune di Forlì. La grande storica dell’arte, prematuramente scomparsa nel 2006, ricorda che «questo spazio (dal latino arena, cioè cosparsa di sabbia, inaugurato nel 1947, venne chiuso al pubblico nel 1978». Nell’immediato dopoguerra era tipico delle parrocchie forlivesi ricavare luoghi, come gli oratori, le sale per il cinema o il teatro, per “ricreare” le persone. Dalla Santissima Trinità ai Cappuccinini e a Santa Maria del Fiore, per continuare coi Romiti, San Martino in Villafranca e Vecchiazzano, senza dimenticare la celeberrima sala San Luigi, gli educatori cristiani mettevano al centro dell’attenzione i giovani: occorreva formarli e dare loro speranza di un mondo migliore, passando proprio dalla recitazione. L’Arena Melozzo sorse nel grande spiazzo interno della Trinità. Il parroco dell’epoca, don Poni, dapprima fece erigere un muro di piccole dimensioni, lato via della Ripa, su cui proiettare le pellicole, per poi predisporre una superficie più ampia con l’avvento del “cinemascope”. L’arena funzionava da maggio a settembre. I film proposti non erano certo delle première: si trattava di pellicole a basso costo e che avevano superato il vaglio degli appositi censori vaticani. La parrocchia era un ambiente altamente protetto, tipico di un periodo di grandi contrasti politico-ideologici. Alla Trinità, pressoché coeva all’arena (siamo nei primi anni Cinquanta) era sorto anche il cinema-teatro chiuso, realizzato in uno spicchio di terreno donato dalla famiglia Manzoni. Nel 2011, il Teatrino della Trinità è divenuto Sala Melozzo, al termine dei lavori di recupero finanziati dalla Comunità parrocchiale Trinità-Schiavonia, con un contributo della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, su progetto di Roberto Angelini, titolare dello Studio di architettura Arp. Le tre proiezioni alla ritrovata Arena Melozzo saranno precedute, alle 20.30, da una spiegazione storico artistica dell’attigua chiesa della Santissima Trinità, una delle più belle di Forlì. L’ingresso è ad offerta libera.