Forlì, dipendenze patologiche: parla il direttore del Sert

Oltre 2.700 accessi nel 2023, 1.700 dei quali presi in carico per percorsi terapeutici, lotta a patologie come tabagismo, abuso di sostanze stupefacenti e alcoliche, gioco d’azzardo, ma anche tanta prevenzione. E’ la fotografia del Sert, unità operativa complessa dell’Ausl Romagna che si occupa di Dipendenze Patologiche nella provincia Forlì-Cesena, diretta da Michele Sanza.
Dottor Sanza, com’è la situazione generale nel territorio di sua competenza?
«Descrivere la situazione a livello generale, partendo dai dati dell’attività del Sert, rischia di condurci in errore, perchè l’utenza che aderisce ai servizi sulle dipendenze è un’utenza parziale, non è rappresentativa della reale diffusione delle sostanze nel mondo giovanile e degli adulti. Purtroppo negli ultimi decenni le sostanze da abuso sono state fortemente sdoganate, la quota di persone che utilizzano cannabinoidi, psicostimolanti e droghe sintetiche è molto elevata e distribuita su diverse fasce di rischio: da chi lo fa occasionalmente per provare qualche sostanza, agli abusatori abituali, cioè ogni settimana o quotidianamente, infine chi ha una conclamata dipendenza. E per gli utenti del Sert che appartengono a questa fascia, il quadro si complica ulteriormente se teniamo in considerazione la comorbilità con i disturbi psichici che sono sempre più frequenti: abusi gravi associati a sindromi psichiatrici, ad esempio con la depressione per l’abuso di alcol».
Possiamo fornire dei numeri?
«A Forlì l’utenza affluita al Sert nel 2023 è stata di 1.451 persone, a Cesena 1.282, per un totale di 2.733. Parliamo di utenza che ha avuto contatti con il Sert, quella in carico è meno, 1.749. Persone che si sono rivolte al Sert per percorsi trattamentali di vario tipo, dal gioco d’azzardo al tabagismo, dall’alcol alle tossicodipendenze da droghe e farmaci. Un 5 % della nostra utenza è rappresentato dai giocatori, una presenza significativa è quella di chi ha problemi di tabagismo ai quali offriamo un programma di trattamento individuale, ma soprattutto gruppi psicoabitudinari per interrompere l’uso della sigaretta. Abbiamo poi la maggior parte degli asseriti ai Sert che sono rappresentati dagli abusatori di droghe o farmaci che sono 1.500 in provincia e dagli abusatori alcolici che sono 970 circa».
Quali sono le caratteristiche della popolazione che si rivolge al Sert?
«L’età media è di circa 43 anni, questo è poco significativo di per sé, ma se lo confrontiamo con gli anni precedenti cambia valore perchè vediamo che l’età media è cresciuta, passando dai 37 anni del 2013 ai 43 del 2024. Vuol dire che la popolazione dei tossicodipendenti sta invecchiando nei servizi. Il fenomeno dell’invecchiamento degli assistiti è un valore aggiunto perchè la dipendenza è una malattia cronica recidivante. Le persone che appartengono alla quinta o sesta decade di vita cominciano a presentare, in ragione dello stile di vita, problematiche significative, quindi i Sert che quando sono nati erano servizi per giovani, oggi sono trasformati in servizi prevalentemente per adulti. Poi restano i giovanissimi che arrivano nei nostri servizi e che sono in prevalenza persone con caratteristiche di complessità, cioè la gran parte dei giovani che consumano sostanze non considera l’uso di sostanze come un problema e sottovaluta i rischi, quindi chi si rivolge ai nostri servizi e ha anche sotto i 18 anni hanno una tossicodipendenza significativa e/o problematiche psichiatriche associate che vediamo più frequentemente, con impulsività sregolazione emotiva, autolesionismo, disturbi del comportamento alimentare che si uniscono all’uso di sostanze».
Il Sert offre cura, ma anche prevenzione
«Siamo protagonisti di interventi nelle scuole di Forlì e Cesena, soprattutto nelle scuole secondarie superiori perchè è il target di età più sensibile e orientabile. Abbiamo progetti che sviluppiamo regolarmente nelle scuole e anche nel territorio con la presenza di nostri servizi di prossimità nelle discoteche, nelle feste, alla Notte Rosa, che offrono la valutazione dell’alcolemia con l’etilometro, promuovono comportamenti prudenti nelle persone che hanno consumato sostanze. Con questi servizi raggiungiamo diverse migliaia di persone in provincia. Consideriamo l’attività importante sia per diffondere un messaggio sulla assunzione di comportamenti responsabili nei confronti delle sostanze, sia per intercettare situazioni particolarmente critiche che vengono invitate a recarsi al Sert. La risposta che possiamo vedere tra i giovani è che il messaggio sulla guida è passato, anche per via delle sanzioni previste che hanno avuto una ricaduta sulla riduzione degli incidenti stradali, mentre per quanto riguarda la consapevolezza dei rischi ci sono ragazzi più sensibili all’invito, e altri che sono spinti verso la trasgressione e la sperimentazione , con i quali si fa lavoro della riduzione del danno».
La situazione del gioco d’azzardo?
«Gli sportelli d’ascolto stanno andando bene con un incremento delle persone che si sono rivolte alla realtà di Forlì e Cesena. Spesso sono interventi anche con la famiglia, non solo con il diretto interessato. Le persone si possono rivolgere agli sportelli nel più completo anonimato e ottenere sostegno psicologico ma anche legale».
Le sigarette elettroniche usate da adulti e sempre più da giovanissimi, possono essere un’altra forma di dipendenza?
«Le dipendenze sono tutte uguali, nel senso che riguardano il non controllo su un comportamento o un gesto. Il meccanismo è uguale. Si può avere dipendenza da sigarette elettroniche, come si può avere da bevande energizzanti. Questi dispositivi, sulla cui nocività non abbiamo dati definitivi e ultimi rispetto all’assunzione delle sostanze contenute, dal punto di vista comportamentale sono simili, e la loro disponibilità induce a una sorte di formattazione verso le dipendenze. Per dirla tutta là dove vi fosse una dipendenza da tabacco e la sigarette elettronica è vista come uno strumento per diminuire la dannosità, allora se ne può discutere».
Esiste una dipendenza da social?
«Sicuramente ci può essere una dipendenza: il tempo trascorso su telefonino e smartphone e lo stato d’ansia e irrequietezza che prende soprattutto gli adolescenti, rendono questo fenomeno significativo anche dal punto di vista del benessere. Ma va approcciato attraverso la prevenzione, il trattamento individuale è meno efficace. Andrebbe favorita una cultura della regolamentazione. E in questo il ruolo delle famiglie è molto importante».