Forlì. Babbo Natale fa duemila chilometri per “strappare sorrisi” ai piccoli malati

«Lo scopo del mio viaggio? Strappare più sorrisi possibili ai piccoli che incontro». Si è concluso nel giorno di Santo Stefano il viaggio del Babbo Natale Davide Marchetti al capezzale dei bimbi sofferenti di tutt’Italia. Nel suo peregrinare, da nord a sud della Penisola, il volontario forlivese, che nella vita fa l’idraulico, ha percorso 2.000 chilometri in pochi giorni, toccando San Giovanni Rotondo, nel Gargano, segnato dalla parabola terrena di San Pio da Pietralcina, per poi risalire sino a Bologna, Padova e Ferrara con in testa un’idea meravigliosa: portare doni a tanti minori in difficoltà. Altre tappe sono state alcune case private del forlivese, seguite da una volata in Veneto a rallegrare un centro di accoglienza minorile. La notte della vigilia, finalmente profeta in patria, Davide si è recato, insieme al cappellano don Domenico Ghetti, nel reparto di Pediatria dell’ospedale “Morgagni-Pierantoni” di Forlì per rallegrare i piccoli pazienti ricoverati. E’ un impegno che porta avanti imperterrito da almeno 25 anni, sostenuto dagli amici del Gruppo di Preghiera Padre Pio di Santa Maria del Fiore, da lui fondato nel 1995. Marchetti ha risposto a decine di letterine, recapitate nella casella di posta tradizionale, senza dimenticare la “mail” e neppure i “social” aggiuntisi negli ultimi tempi: «Va bene la tecnologia - dichiara - ma i doni richiesti preferisco portarli di persona, per non perdere il barlume di gioia che spesso compare negli occhi di quei piccoli». “Caro Babbo Natale - gli ha scritto una bimba leucemica pugliese - vorrei tanto ritornare a casa dai miei fratellini, così la mamma smette di piangere per me, puoi farmi questo regalo?”. Il singolare “pellegrinaggio” dell’artigiano solidale ha visto l’apice il 21 dicembre scorso in oncologia pediatrica della “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo policlinico voluto dallo stesso San Pio da Pietralcina nel 1954: Davide ha incontrato una decina di minori obbligati a trascorrere il Natale in ospedale, con i rispettivi genitori, a causa della gravità della malattia. Alcuni infermieri e sanitari di oncologia pediatrica hanno raccontato toccanti episodi occorsi nei circa 20 anni di vita del reparto. Come il fatto delle tante mamme che non resistono dal ritornare periodicamente nel luogo di degenza dei loro piccoli, per rivedere le stanze dove il figlio ha strenuamente lottato per la vita, spesso vincendo la sua battaglia. «Vengono anche genitori di creature che non ce l’hanno fatta - dichiara commossa la caposala - per riconoscenza del calore e l’affetto ricevuti». Marchetti anche quest’anno ha dilatato il suo impegno, andando a toccare alcune strutture per anziani. “Grazie Babbo Natale, tu ci porti la gioia”, è stato il commovente saluto di un ospite della “Casa Padre Pio”. Ubicata a poche centinaia di metri dal convento in cui visse il santo con le stimmate, offre ai residenti un’ospitalità di tipo alberghiero, cordiale e decorosa, “nel pieno rispetto della libertà personale e della dignità umana e cristiana, secondo l’insegnamento di San Pio”.