Forlì. Andrea De Vito nuovo direttore di Otorinolaringoiatria: “Il mio motto è rinnovamento nella tradizione”

Forlì

L’Unità operativa di Otorinolaringoiatria ha, da ieri, un nuovo direttore. Andrea De Vito ha raccolto l’eredità di Claudio Vicini con il quale ha collaborato per lungo tempo. Da ottobre scorso ricopriva il ruolo ad interim, oltre che a Ravenna, Faenza e Lugo. Adesso è il primario di Forlì e Faenza, essendo l’incarico all’interno dell’Ausl Romagna di ambito, quindi riguarda gli ospedali di Forlì e Faenza. Al “Morgagni Pierantoni” è presente il reparto vero e proprio, nella città manfreda alcuni servizi e qualche sala operatoria. Nessuna rivoluzione, quindi, per la nuova guida del reparto: «Io sono di Forlì – spiega il direttore De Vito – dal 2001 al 2020 ho lavorato a Forlì, poi in quell’anno sono diventato primario a Ravenna. Ho chiesto di tornare nella mia città quando è andato in pensione il mio ex direttore Vicini».

Un’Unità operativa che grazie al lavoro dei suoi medici e sanitari si è costruita una solida reputazione internazionale. «Per spiegare le eccellenze individuerei tre macro aree di interesse: una è sicuramente quella che riguarda le diagnosi e la terapia di chi russa e di chi ha apnee del sonno, patologia ancora oggi spesso sottostimate e sottodiagnosticata, ma che è importante perchè avere apnee nel sonno significa anche avere rischi per patologie cardi o-celebro-vascolari. La seconda, forse ancora più importante, è la diagnosi e la chirurgia oncologica e tumorale del distretto testa-collo che comprende laringe, la lingua, l’orofaringe: in particolare facciamo molta terapia oncologia laser sulla laringe e molto chirurgia robotica con Da Vinci che a Forlì abbiamo da più di dieci anni e ci ha permesso di accumulare una grossa esperienza, per i tumori della base lingua, della tonsilla, di quella zona della faringe che si chiama orofaringe. La terza macroarea è sicuramente invece la microchirurgia dell’orecchio e in particolare la chirurgia della sordità, nel senso che facciamo interventi per otosclerosi che è una patologia che porta alla sordità- e che può essere curata con un intervento chirurgico, fino ad applicare negli adulti impianti che sono una vera e propria sostituzione dell’orecchio. Poi un reparto così grosso si occupa di tutti gli ambiti, però queste tre macro aree sono quelle su cui punterò nei prossimi anni per caratterizzare ancora di più la mia Unità operativa».

La mano del nuovo direttore si farà sentire, senza rivoluzioni. «Il mio motto è rinnovamento nella tradizione – dice il primario – perchè è sempre bene partire da quello che è presente, cercando di rinnovarlo o completarlo. Per esempio negli interventi di asportazione totale della laringe che qualche volta siamo costretti a fare, io ho aggiunto l’applicazione introperatoria di quella che viene chiamata protesi fonatoria che consente al paziente di rieducarsi in pochi giorni alla parola, una modalità moderna per riabituarsi il prima possibile alla voce, seppure non sia una nuova laringe. Una novità che è stata introdotta da me. Sempre in ambito oncologico, una cosa su cui punto molto è la riabilitazione post operatoria, perchè tutti parlano di diagnosi e intervento, ma non si parla di quello che succede dopo al paziente operato di tumore. Io punto a potenziare la squadra di chi ruota intorno al paziente dopo che ho agito io, cioè logopedista, psicologo, nutrizionista, fisioterapista, figure che fanno la differenza nel recupero post operatorio». Un ambito medico, quello del direttore De Vito che si è evoluto molto. «L’otorinolaringoiatria è una della branche della medicina chirurgia che è più aperta alle novità tecnologiche: è stata la prima ad utilizzare il robot, il laser, l’intelligenza artificiale, anche se non abbiamo capito bene come applicarla. Un settore bello per questo».

Il Covid negli ultimi anni ha avuto rifletti importanti nel comparto naso e gola: «Sono diventato primario a Ravenna nel febbraio 2020 quindi in coincidenza con l’arrivo della pandemia. Come tutte le cose negative ci sono anche conseguenze che possono essere giudicate parzialmente positive. Per esempio il Covid durante la pandemia ha stimolato ad accelerare alcuni processi di semplificazione, nel mio caso alcune modifiche nei percorsi diagnostici o in alcuni approcci ai pazienti sono stati accelerati. Le conseguenze sono ormai note, al di là del grave e alto tasso di mortalità: riduzione di olfatto e gusto. Un aumento importante di questi pazienti, per fortuna ultimamente ridotti, anche perchè le terapie messe in campo che erano terapie farmacologiche che dovevano stimolare il recupero di questa funzione hanno un’efficacia molto limitata. Quindi si è attirata l’attenzione sulla patologia nasale e questo come aspetto positivo può portare che alla scoperta di patologie che si pensava fosse Covid invece era altro, ad esempio poliposi».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui