Forlì, a processo per una vincita on line che non ha nemmeno riscosso

Talmente poco abbiente che dormiva nei sottoscala fino a quando la Caritas non gli ha trovato un alloggio di sostentamento. Per colpa di un collega ludopatico - almeno è quanto ha riferito ieri in aula - lo Stato lo accusa di truffa e gli chiede anche di restituire un anno di reddito di cittadinanza percepito nel 2018.
La storia di un settantenne forlivese è finita ieri all’attenzione del Tribunale nell’aula del giudice Federico Casalboni.
La Guardia di finanza, facendo tutti i controlli sui percettori del reddito di cittadinanza, ha preso in carico una segnalazione arrivata dall’Agenzia delle entrate.
L’imputato risultava aver vinto al gioco 23.500 euro. Malgrado questo aveva percepito per tutto l’anno 2018 12.000 euro di reddito di cittadinanza a cui non avrebbe avuto diritto.
È stato lo stesso 70enne a descrivere i fatti al pubblico ministero Alice Lusa alla presenza del suo avvocato difensore, Mattea Mandara. In quel 2018 non era riuscito per un bel po’ ad avere una dimora fissa e dignitosa e si era adeguato a dormire un po’ dove capitava. Anche nei sottoscala. Aveva lavorato per un certo periodo come corriere per una nota catena logistica, ma poi era stato lasciato a casa e si arrangiava con qualche lavoretto saltuario in nero.
«Un mio collega autista in quel periodo ogni tanto mi invitava a casa per passare qualche ora in compagnia a bere birra. Ho scoperto in quel contesto che lui e sua moglie sono ludopatici. Giocavano continuamente alle slot machine online e una sera mi avevano convinto ad aprire un mio conto gioco in Rete, anche se io non me ne intendo di queste cose. Mi ha chiesto la carta d’identità e la tessera sanitaria col codice fiscale. In seguito, però, ho smesso di frequentare quella casa e non ho mai utilizzato quel conto gioco perché non saprei che farmene».
Forse però il collega ludopatico, che di conti gioco online ne ha ben 28, il suo account gioco potrebbe averlo usato. Perché mentre l’imputato si arrabattava per cercare una sistemazione dignitosa come casa, poi erogata dalla Caritas, e un lavoro per sostenersi, “a suo nome” risultava una vincita di 23.500 euro. Un capitale ed una capacità economica assolutamente incompatibili con l’essere percettori di reddito di cittadinanza.
La segnalazione dell’Agenzia delle entrate su quella vincita è arrivata alle Fiamme Gialle. E l’anziano ora è a processo, con l’Inps che si è anche costituita parte civile per chiederne la condanna (un anno e sei mesi la pena richiesta dall’accusa) con il proprio avvocato Oreste Manzi del foro Bologna (sostituito in aula dall’avvocato Diego Franchini).
«Il conto corrente dell’imputato parla chiaro - ha spiegato la sua avvocata in arringa difensiva -. Non ha mai avuto certe cifre per le mani. Non avrebbe mai vissuto di stenti altrimenti. Dal conto gioco a lui intestato si evince tra l’atro che né lui né nessun altro ha mai incassato quei soldi. Una vincita rimasta virtualmente solo sul web a disposizione di chi voleva o poteva usarla solo per continuare a giocare alle slot machine».
Se il 70enne debba essere o meno condannato per quella vincita “non sua”, il giudice lo deciderà nella prossima udienza.