Da Forlì in bici sulle Ande insieme a Jovanotti

FORLI'. Ci sarà anche un “intruso” forlivese nel programma “Non voglio cambiare pianeta” di Lorenzo Jovanotti. Il “docutrip” (documentario di viaggio) del popolare cantautore racconta del suo viaggio in bicicletta fra Cile ed Argentina: 4mila chilometri fra coste, deserti e montagne, vissuti in solitaria sulla propria due ruote. Almeno, quasi sempre in solitaria, perché per un migliaio di chilometri, quelli che hanno portato Jovanotti dal Cile all’Argentina attraversando le montagne delle Ande, con lui c’era Augusto “Gus” Baldoni, proprietario dell’omonima rivendita di biciclette. «È stata davvero una grande e bella avventura - spiega “Gus” -: dura, ma stupenda. Praticamente abbiamo bruciato due o tre tappe con 11-12 ore di bicicletta ed abbiamo completato l’attraversamento delle Ande in una decina di giorni, con un paio di giornate di sosta. Una la abbiamo “spesa” per recuperare i due e tre giorni di attraversamento del deserto con quasi 50° di temperatura. La seconda a San Pedro di Atacama a 2500 metri, per prepararci a raggiungere i 5mila metri delle Ande».
Un viaggio stile “Odissea”, a cui Jovanotti e “Gus” sono abituati. Ad accompagnare il cantante solo la sua gopro e, per un tratto, Baldoni. «Siamo stati là dispersi nel nulla e nei 3 mila chilometri che ha fatto senza di me, lungo la costa del Cile e poi in Argentina, è stato solo», sottolinea il romagnolo. I due si conoscono bene: un’amicizia nata nel 1996. «A quel tempo lavoravo come meccanico all’Albero delle ruote, dopo che due anni prima, a 24 anni d’età, avevo smesso di fare il corridore in bicicletta. La passione me l’ha trasmessa mio padre Arcadio. Con Lorenzo ci siamo subito trovati».
Affrontare imprese del genere in due è estremamente difficile; l’intesa deve essere forte. «È proprio così - concorda “Gus” -. Quando ci viene voglia di fare qualche cosa ci cerchiamo (nel 2000 fecero insieme la traversata di Pakistan e Cina ndr). In questi viaggi trascorriamo anche ore ed ore senza parlarci. In un viaggio del genere vivi dei momenti di sconforto e di fatica; a quelle altitudini diventano ancora più difficili da superare: ci vuole tanto affiatamento. Inoltre bisogna avere una forma fisica simile, altrimenti uno si massacra e l’altro si annoia».
Jovanotti ama i viaggi in bicicletta ed anche le gare (insieme a Baldoni ha partecipato anche alla “9 Colli”) e lo scorso anno ha scoperto la Nuova Zelanda sempre su due ruote. Il compito di preparare al meglio il mezzo meccanico tocca proprio all’imprenditore di Forlì. «È un lavoro molto impegnativo. Devi capire chi hai dall’altra parte: se una persona può stare in bicicletta 10 ore o se comincia ad avere dolori a mani o schiena dopo tre ore. Qui fai dai 100 ai 200 chilometri ogni giorno. La bici deve essere perfetta, perché se si rompe qualcosa rovini il viaggio. Bisogna studiare il tipo di percorso che devi fare: strada o mulattiere». Il viaggio ha regalato condizioni estreme: «Siamo passati dai 47° ai 2° di temperatura. Abbiamo preso il diluvio e poi ci siamo svegliati una mattina con le biciclette congelate. Vivere le emozioni di un’avventura del genere ti cambiano la vita (non per niente Baldoni decise di mettersi in proprio nel 2000 durante la traversata di Pakistan e Cina ndr). Nella nostra società non siamo più abituati ad essere in difficoltà. Abbiamo tutto con poco sforzo. Là se non trovi da mangiare devi fare con ciò che hai». L’occasione per riflettere è grande: «Ogni volta che parto per un viaggio del genere compro un diario ed inizio a scriverlo dal momento in cui salgo in aeroplano. Poi, ogni volta che torno, ho nuove idee da realizzare». Non resta che attendere la trasmissioni delle 15 puntate in cui Jovanotti ha diviso il suo viaggio, fra musica, parole, panorami e tanta fatica: prima tappa il 24 aprile su RaiPlay.

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