Bertinoro. Simone Battaglia a 32 anni è già tra i migliori scienziati del mondo

Ha appena 32 anni ed è già annoverato tra il 2% dei migliori scienziati al mondo oltre ad essere stato insignito, il 6 febbraio scorso, del premio “Young Investigator Award 2024”, prestigioso riconoscimento che si assegna a giovani ricercatori per la loro carriera scientifica. Parliamo di Simone Battaglia, siciliano di nascita ma bertinorese di adozione dal momento che ha scelto il “balcone di Romagna” come luogo in cui vivere quando non è all’estero per lavoro. Ricercatore in neuroscienze cognitive al Dipartimento di Psicologia “Renzo Canestrari” del Campus di Cesena, si è formato proprio all’ Alma Mater Studiorum di Bologna.

I risultati degli studi potranno apportare importanti implicazioni da un punto di vista clinico a partire dallo sviluppo di trattamenti avanzati per chi soffre di disturbi psichiatrici, deficit motori, ma anche per altri aspetti legati alla motivazione e concentrazione. «Nelle nostre analisi - spiega - si cerca di studiare sia il cervello sano sia quello patologico, come poterlo modificare e modulare ad esempio nel contesto di un trauma. Immaginiamo di aver avuto un trauma e non riuscire a vivere la nostra vita come prima. Quello che abbiamo fatto nelle nostre ricerche è cercare di capire in che modo possiamo cambiare l’associazione negativa». Un traguardo possibile in maniera indolore. «Lo abbiamo potuto fare attraverso l’utilizzo di una strumentazione neuroscientifica molto avanzata come la stimolazione magnetica transcranica (Tms) – continua Battaglia -. È uno strumento che ci permette, in maniera non invasiva e solamente appoggiando lo strumento sulla testa in determinati punti, di togliere l’aspetto emotivo della paura da questo ricordo». Si chiama “plasticità cerebrale” e fornisce una importante occasione di recupero da traumi ma anche patologie come per un esempio gli ictus.

«Siamo andati avanti nell’utilizzo di queste tecniche - prosegue - e stiamo studiando sempre di più come il cervello si può modulare. Applichiamo due o tre magneti sulla testa e verifichiamo proprio il concetto della neuroplasticità ovvero come possiamo trasformare l’attività del cervello da fuori. Una delle ultime novità accertate nei nostri laboratori è che siamo riusciti a migliorare, ad esempio, la percezione visiva verso alcuni stimoli ma è anche possibile utilizzare questo strumento per migliorare la capacità motoria ad esempio in pazienti affetti da ictus». Tasselli significativi aggiunti a studi che esistono da decenni. «Noi siamo riusciti a dimostrare che si può slegare l’emozione dal ricordo - e il nostro laboratorio, diretto da Alessio Avenanti, ha la paternità di aver sviluppato un particolare protocollo di stimolazione magnetica che favorisce questa neuroplasticità».

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