Bertinoro. Desertificazione bancaria, dal 2011 ad oggi chiusi in provincia 153 sportelli

Ogni giorno in Italia chiudono definitivamente quasi due sportelli bancari e con essi 15 dipendenti “spariscono”. La provincia di Forlì-Cesena non fa eccezione, con un calo del 40% degli sportelli dal 2011 ad oggi e una riduzione del numero delle banche che hanno la propria direzione in provincia. Tagli consistenti che si traducono in evidenti difficoltà per i cittadini soprattutto nei piccoli paesi e nei borghi dell’Appennino forlivese e cesenate dove la mancanza di servizi incentiva lo spopolamento. L’Ufficio studi e ricerche della Fisac Cgil nazionale ha elaborato per la Provincia di Forlì Cesena una serie di dati forniti da Prometeia e da Banca d’Italia sul tema della desertificazione bancaria, dati che presentati questa mattina a Bertinoro da Davide Riccardi e Vincenzo Di Vita di Fisac Cgil nazionale, nel convegno che si è svolto nella ex chiesa San Silvestro dal titolo “Transizione digitale o intransigenza digitale? Chiusura sportelli bancari sul territorio, quali conseguenze, quali soluzioni?”. Al convegno hanno partecipato la sindaca Gessica Allegni, il presidente della Provincia Enzo Lattuca, il direttore generale della Bcc ravennate, forlivese e imolese Gianluca Ceroni, il direttore regionale Romagna Marche di Crédit Agricole Filippo Corsaro e sul fronte sindacale Alessandro Contoli (segretario regionale della Fisac Forlì Cesena) , Davide Foschi (segretario regionale Fisac Cgil), Paolo Montalti (segretario generale Spi Cgil Forlì Cesena), Maria Giorgini (segretaria generale della Cgil Forlì Cesena).
«Per la Provincia di Forlì Cesena siamo di fronte a diversi elementi di attenzione, dalla riduzione di sportelli in misura importante (nel 2011 erano 350, oggi sono 197) alla riduzione del numero delle banche che hanno in provincia la propria “testa”, intesa come organismo di direzione - commenta Davide Foschi -. Questo ha già comportato una consistente riduzione di personale a livello provinciale e deve essere attenzionato per il possibile allentamento di relazioni dirette con le istituzioni territoriali locali».
«Una tendenza negativa - afferma Paolo Montalti - meno sportelli significa meno servizi per famiglie e imprese in particolare per le persone anziane e per quelle che hanno maggiore divario digitale. Nella nostra provincia sono presenti molti comuni e frazioni dove bisogna fare diversi chilometri per trovare una filiale bancaria o un semplice bancomat. A Borghi, Dovadola e Portico San Benedetto vediamo la situazione più critica con l’assenza completa di filiali, ma anche negli altri comuni e quartieri la situazione non va meglio. Forlì ha perso 58 sportelli dal 2011 ad oggi e a Cesena sono scomparsi 38 sportelli».
«Questa situazione - aggiunge Alessandro Contoli - assume maggiore rilevanza alla luce di due aspetti, primo il fatto che gli utili record che le banche stanno facendo nel nostro paese non vengono reinvestiti nel territorio, secondo l’evidenza che chi ha continuato viceversa ad investire nei comuni mantenendo o aprendo sportelli bancari ne trae un beneficio di fidelizzazione e incremento della clientela. Pertanto controvertire questo dato è possibile se si ha la consapevolezza non solo dei danni che si determinano ma anche delle possibilità di business che ci sono».
«Il settore bancario di fatto sta vivendo una situazione estremamente preoccupante - sottolinea Maria Giorgini -. I maggiori gruppi creditizi, tra digitalizzazione e piani industriali, stanno operando una vera e propria desertificazione bancaria e occupazionale. Una tendenza ancora più grave perché incide in aree del Paese caratterizzate da comuni di minori dimensioni, dove un tessuto finanziario solido è nei fatti funzionale allo sviluppo economico e al contrasto all’illegalità. Se una banca chiude, si perde un presidio non solo economico e sociale, ma anche di relazioni fra banca, imprese, cittadini e conseguentemente anche di legalità».