Forlì, Zattini (Confcommercio): “Il lavoro c’è e il salario pure”

Il direttore di Confcommercio Forlì Alberto Zattini, definisce “paradossale” il quadro che emerge dall’elaborazione di dati Inps effettuato dalla Camera di Commercio in base al quale  nel 2022 in provincia di Forlì-Cesena le dimissioni nei rapporti di lavoro sono state 16.559, con una crescita, rispetto al 2021, dell’11,6% Il 53% delle dimissioni si riferisce ai rapporti di lavoro a tempo indeterminato, il 21,0% a rapporti a termine, il 10,3% a situazioni di apprendistato, il 7,1% alla somministrazione, il 5,5% al lavoro stagionale, e il 3,1% al lavoro intermittente. “Utilizzo il termine ‘paradossale’ perché in tanti settori, non solo quello dei pubblici esercizi, le offerte di lavoro non mancano. Penso all’agricoltura, alla metalmeccanica, ma non solo”. Da un lato “ci sono famiglie che non arrivano a fine mese, dall’altro prendiamo atto del fatto che quasi 16.600 persone, lo scorso anno, hanno deciso di lasciare il proprio posto di lavoro, andando in cerca di altro”. Il meccanismo, probabilmente figlio anche dell’impatto avuto dal Covid sul modo di intendere la vita, “risulta oggettivamente incomprensibile, perché per abbandonare il posto fisso occorre o aver la possibilità di poter vivere senza lavorare, oppure qualcosa sfugge. Si è innescato un meccanismo difficile da interpretare. Forse c’è davvero chi ha scelto di vivere alla giornata”. 

L’impatto delle decisioni dei lavoratori lo avvertono, logicamente, le aziende. “Abbiamo diversi ristoranti che hanno ridotto l’orario di lavoro per carenza di personale e aziende che chiedono doppi turni a chi è già assunto. E questo accade, ribadiamo, nel momento in cui altri abbandonano il posto di lavoro”. Già diverse volte Ascom ha sollevato la problematica della carenza di personale lamentata da bar e ristoranti. “E dire che i nostri settori, commercio, turismo e servizi, beneficiano di  una contrattazione collettiva che garantisce retribuzioni tra le più alte, oltre a tredicesima e quattordicesima, alle quali si aggiunge il welfare garantito dalla bilateralità”. Insomma “il lavoro c’è, il salario pure” e gli unici interventi urgenti ed auspicabili sono riduzione del cuneo fiscale e la detassazione dei premi erogati ai collaboratori. Insomma più soldi in tasca ai lavoratori senza gravare sulle imprese”.

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