Forlì. Vaccini distrutti in ospedale, niente risarcimento danno per lo Stato

Archivio

Niente risarcimento del danno erariale per oltre 16.400 euro, anzi saranno Ausl Romagna e Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di coordinamento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19 a dover pagare la somma di 1.500 euro oltre al 15 per cento di spese forfettarie. Lo ha stabilito la Corte dei conti, sezione giurisdizionale regionale per l’Emilia-Romagna, composta dal presidente Marcovalerio Pozzato, dal consigliere relatore Alberto Rigoni e dal consigliere Riccardo Patumi respingendo il ricorso presentato del Procuratore regionale presso la sezione giurisdizionale per la Regione Emilia-Romagna della Corte dei conti nei confronti dell’operatore tecnico in servizio all’ospedale “Morgagni Pierantoni” la sera del 14 gennaio 2021 quando un guasto al congelatore portò alla distruzione di 800 dosi di vaccino sulle 1.500 conservate. L’addetto all’emergenza non aveva lanciato l’allarme dopo che si era verificato un aumento della temperatura nell’impianto. L’Ausl aveva applicato la sanzione disciplinare concordata della sospensione dal servizio con privazione della retribuzione per due mesi, mentre dal punto di vista penale la Procura di Forlì aveva chiesto l’archiviazione dal reato di interruzione di pubblico servizio. «Condotta omissiva di matrice gravemente colposa in capo al dipendente preposto allo specifico presidio», invece, aveva avuto modo di dire il procuratore regionale della Corte dei Conti, Luigi Impeciati, nella sua relazione per l’inaugurazione del nuovo anno giudiziario, a Bologna. Da qui la richiesta di risarcimento del danno erariale. Secondo il collegio giudicante della Corte dei conti, però, «appare verosimile che il convenuto non avesse prestato una corretta interpretazione di quanto stava accadendo, attribuendo la segnalazione al presunto malfunzionamento di un ascensore e non del frigorifero che conteneva i vaccini anti Covid-19 “Moderna”. Emerge con chiarezza che l’operatore non ha assunto una condotta inerte, ma si è attivato, sia pure in maniera grossolana e maldestra, per ovviare ad eliminare un segnale di allarme impropriamente attribuito ad un impianto diverso da quello realmente interessato dall’avaria. Posto che l’operato del convenuto è contrassegnato da macroscopica superficialità, non si ravvisano tuttavia a suo carico né contenuti dolosi né di colpa grave per inerzia».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui