L’elenco dei danni causati dall’alluvione nei comuni del comprensorio collinare è un bollettino di guerra tanto incompleto quanto drammatico. Le frane hanno letteralmente ingoiato parti del territorio facendo saltare, in molti casi, completamente la viabilità che ora è tutta da riprogettare. Opere che richiedono tempi tecnici ed ingenti risorse economiche che non possono essere trovate nei bilanci comunali. Parliamo, infatti, di diversi milioni di euro. «Su 30 chilometri di strade comunali e 20 di vicinali – quantifica la sindaca di Tredozio, Simona Vietina – abbiamo circa 70 frane per una stima complessiva di circa 10 milioni di euro necessari per il ripristino in sicurezza». Al momento, infatti, sono stati risolti gli smottamenti più consistenti per consentire ai residenti di passare ma c’è bisogno di lavori ingenti per renderle trafficabili in sicurezza. «A valle – ragiona Vietina – sono soprattutto i cittadini e le aziende che hanno perso tutto mentre a monte sono i comuni che hanno i danni maggiori perché tutte le strade sono crollate. A Tredozio la totalità della rete viaria è crollata». Bisogna ricostruire guardando al futuro affinché una catastrofe di tale portata non si ripeta. «Se riusciamo a creare bacini di accumulo delle acque – continua Vietina –, controllare e pulire fiumi riportandoli nella loro sede originaria ed intervenendo tutti gli anni con la pulizia degli alvei, forse riusciremo a prevenire situazioni analoghe in futuro. Salvaguardare i comuni a monte significa prevenire i disastri a valle. C’è però bisogno di risorse perché noi siamo già arrivati al limite della capienza di bilancio con gli interventi di somma urgenza».
Anche a Portico e San Benedetto i danni stimati sono di 10 milioni di euro solo per sistemare la viabilità di pertinenza del Comune e mettere mano alla frana che minaccia l’abitato di San Benedetto. «Abbiamo una frana che minaccia due abitati – spiega il sindaco, Maurizio Monti – quello di San Benedetto in poggio e San Benedetto in mulino, che rischiano di essere travolti da questo smottamento. Si tratta di una grossa frana che ha già investito una casa e che minaccia anche le case giù a valle. È un disastro, ci vogliono tanti milioni per l’appennino e poi il tempo per sistemare tutto – gli fa eco Pier Luigi Lotti, sindaco di Rocca San Casciano – . La statale l’hanno riaperta ma abbiamo ancora la chiusura notturna e indubbiamente chi lavora a Forlì ha disagi». Le strade comunali, spiega, «sono state tamponate per riuscire a fare passare i residenti ma non sono ancora in sicurezza». La terra non ha ancora smesso di muoversi, complice il meteo capriccioso, rendendo la situazione ancora più instabile. «Il problema è anche di chi abita nei monti – continua – delle aziende agricole che devono lavorare e devono passare con i mezzi». Scendendo verso Forlì, la situazione non migliora. «Abbiamo almeno 17-18 milioni di euro di danni di cui 4 milioni di euro per sistemare la frana delle Trove – afferma il sindaco di Dovadola, Francesco Tassinari –. La restante cifra è per mettere in sicurezza la viabilità che è tutta compromessa. È una stima di massima che può solo aumentare poiché in alcuni posti non siamo ancora arrivati, senza considerare le strade di competenza della Provincia». Anche qui la situazione è ben lontana dalla normalità. «Abbiamo ancora 130 evacuati – spiega – perché le strade non sono ancora percorribili e purtroppo finché non ci saranno i fondi per sistemarle, queste persone rimarranno fuori casa».
Sono ancora incalcolabili i danni anche a Predappio. «Sono talmente tante le strutture viarie – spiega il primo cittadino, Roberto Canali – che non si sa come ovviare alla distruzione di massa ma parlare di milioni di euro è una cosa assolutamente realistica». Se le recenti piogge non hanno mutato significativamente la situazione frane, a Porcentico la realtà è drammatica. «La strada comunale è di una tale devastazione che al momento è impossibile affrontare qualunque tipo di ripristino e infatti il collegamento è aperto per le auto passando da Galeata. Per il resto stiamo operando su molte strade secondarie per liberarle e renderle fruibili poiché ci sono ancora alcune persone che non possono raggiungere ancora la loro residenza».