«I sogni si possono realizzare, se hai passione e sei determinato trovi il modo di arrivare dove vuoi». Se poi il tuo sogno si realizza a pochi chilometri da casa, grazie ad una laurea ottenuta nell’università della tua città, la favola non può che diventare realtà. Quella di Patrick Giacomini è la storia di un bambino di Forlì che da piccolo adorava le auto e che sognava di lavorare nel team di Formula 1 nato a pochi chilometri da casa sua. Sogno realizzato: Giacomini lavora nella scuderia Alpha Tauri a Faenza (prima Minardi e poi Toro Rosso) da oltre 15 anni, dove è entrato subito dopo la laurea in Ingegneria Aerospaziale. Ora di anni ne ha 40 e ha intenzione di restare in Alpha Tauri anche in futuro.
Patrick Giacomini, come si realizza un sogno?
«Sono stato determinato fin da piccolo, a 5 anni ero già appassionato di auto, le riconoscevo tutte, sapevo la marca di ogni vettura che mi passava davanti. Ho sempre sognato di lavorare nel mondo delle auto e ho sempre avuto un forte attaccamento alla mia terra. Grazie al team Minardi mi sono appassionato alla Formula 1, immaginavo di lavorare in quella squadra, era un team con poche pretese ma mosso da grande passione. Il mio percorso di studi è stato quindi una scelta naturale: prima l’Iti a Forlì, indirizzo meccanica, dove avevo un professore che, guarda a caso, aveva lavorato proprio in Minardi. Poi la decisione di frequentare Ingegneria aerospaziale a Forlì, perché ho sempre avuto interesse per l’ambito dell’aerodinamica. Durante la laurea triennale ho fatto un tirocinio presso la Dallara, azienda che fa progettazione di automobili da corsa in provincia di Parma. Ho proseguito quindi gli studi con la specializzazione, poi tramite un servizio che fornisce l’università, sono entrato in contatto con la Toro Rosso. Ricordo che mi sono laureato un giovedì, ho fatto il colloquio il lunedì successivo e la settimana seguente ho iniziato a lavorare».
Dopo 15 anni nel reparto produzione è arrivata la qualifica di Senior composite innovation engineer.
«Sedici anni fa avevo tanta voglia di imparare e di crescere. Sono entrato nel reparto compositi dove si realizzano i componenti in fibra di carbonio delle vetture, era una cosa nuova per me che avevo studiato aerodinamica, ma andava benissimo. Ho realizzato il mio sogno, vedevo dal vivo cose che prima guardavo solo in tv. Adesso da sei mesi sono passato nel reparto di ricerca e sviluppo, è un importante passo avanti per me, in pratica sono entrato, da esperto, nell’ufficio tecnico dove si decide come realizzare le auto».
Il percorso universitario nella sede forlivese dall’Alma Mater Bologna quanto è stato fondamentale?
«Tantissimo. La realtà universitaria forlivese è molto valida, c’erano solo tre facoltà aerospaziali in tutta Italia quando mi sono iscritto e il corso era pieno di ragazzi che venivano da tutto il paese, ricordo che gli ultimi due anni ero l’unico forlivese del mio corso. Anche dopo la laurea, per anni ho mantenuto rapporti con l’università, adesso tra lavoro e famiglia (Patrick è sposato e ha due figli) il tempo è meno, ma sono rimasto comunque in buoni rapporti e a livello aziendale abbiamo contatti e collaborazioni con le università. Ai giovani appassionati di auto consiglio il percorso che ho fatto io, quando c’è la passione si trova la strada per arrivare. L’Università di Forlì è un’ottima partenza, per me è stata la scelta giusta. Per chi ama i motori qui c’è una valida università e nella nostra regione abbiamo una Motor Valley unica in tutto il mondo, è una grande risorsa per il nostro territorio».
Da italiano e da appassionato di Formula 1 non sogna di entrare nel team Ferrari?
«No, sto benissimo dove sono. Ho 40 anni, sono molto contento di quello che faccio e mi sto godendo questo nuovo ruolo. Mi piacerebbe che facessimo dei passi avanti in classifica, il nostro obiettivo è coltivare piloti. L’anno scorso il 40% dei piloti che erano al mondiale era partito dal nostro team. No, non sogno di andare in Ferrari, ho studiato a Forlì, mi sono sposato a Forlì e per me Faenza è già lontano».