Una situazione che si avvicina alla normalità: il direttore del 118 Maurizio Menarini al momento non registra grosse difficoltà sul fronte della collina per quanto riguarda i mezzi di soccorso. «Il momento più critico – spiega il dirigente Ausl – si è avuto nei primi giorni dell’emergenza, quando si sono registrate le frane e gli allagamenti. In quel frangente abbiamo messo in strada più mezzi di quanti ne utilizziamo normalmente per fare fronte ad eventuali emergenze». Dal punto di vista dei soccorsi, però, il 118 non ha avuto un picco di interventi particolare: «Fortunatamente le richieste di soccorso alla centrale si sono mantenute in un numero gestibile, l’emergenza era legata soprattutto alle evacuazioni». In ogni caso «abbiamo messo in campo qualche ambulanza in più, specie in quelle zone colpite dalle frane più difficili da raggiungere. Poi abbiamo operato maggiormente con l’elicottero e con il supporto del Soccorso Alpino laddove ce ne fosse stato bisogno». Una situazione durata circa una decina di giorni. Le zone più critiche in cui il 118 si è trovato ad operare, dal punto di vista dei collegamenti, sono state quelle di Modigliana e Tredozio.
La situazione attuale
«Ora le cose si sono normalizzate, per quanto si possa utilizzare questo termine nel periodo che stiamo vivendo – continua Menarini -. I mezzi operativi sono tornati ad essere i soliti, alcune strade sono state ripristinate e grosse emergenze non ne abbiamo avute». Nemmeno nelle colline forlivesi e in quelle faentine, le zone più martoriate dalle frane. Si continuerà a contare sul supporto dell’elicottero, che dal primo giugno ha esteso i suoi orari operativi. Nel caso ci sia bisogno in zone particolarmente impervie, l’elisoccorso potrà dare una mano. «Certo, speriamo che la situazione resti questa e non peggiori di nuovo – si augura il direttore del 118 -. Abbiamo visto che si è allagata Ravenna, anche in quel caso non ci sono stati problemi comunque». Per ora comunque si può dire che – almeno sul fronte dei soccorsi – la Romagna sia coperta: «Anche i tempi medi di attesa sono rimasti pressoché invariati», spiega il direttore. Oltretutto nelle settimane più critiche «c’è stato meno flusso turistico, quindi si è ridotta anche quella pressione sul servizio». Decisivo potrebbe essere quindi stato l’invito dei sindaci a muoversi il meno possibile, proprio per evitare che le forze impegnate dei soccorsi si disperdessero in altre emergenze.