Forlì, "Savorani Tumedei": una storia lunga 200 anni

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Orgoglio della tradizione e passione per il proprio lavoro. E’ quanto incarna Serena Savorani, titolare assieme al marito Fiorenzo del negozio “Savorani Tumedei” di corso Mazzini, che ieri ha ricevuto da Comune, Camera di Commercio e Ascom, l’attestato per i 200 anni di ininterrotta attività della bottega gestita sin dal 1821 dalla sua famiglia. Bottega storica, la più longeva di tutta la Romagna e una delle più antiche dell’intera regione.

Una vera bandiera del commercio romagnolo che ha saputo intercettare le grandi trasformazioni sociali senza subire il cambiamento, ma essendone protagonista. Due secoli di attività di cui andare fieri guardando le testimonianze del passato che la bottega tuttora espone. «Ormai ho 66 anni e sono nata e cresciuta in mezzo a questi ricordi e attestati chi mi inorgogliscono tutti allo stesso modo – afferma Serena –. Quando mio padre scomparve nel 2019, mi presi l’impegno di fare compiere 200 anni alla nostra attività e a mantenerla aperta finché sarebbe stato possibile. Impegno mantenuto e che manterremo, anche se sono felice che le mie tre figlie svolgano altri lavori senza obblighi morali verso la famiglia. Quindi, prima o poi, saremo destinati a chiudere». Il non detto è l’auspicio che sia “poi”. Anche perché nonostante crisi e cambiamenti delle abitudini d’acquisto, “Savorani Tumedei” è ancora presente e conosciuto.

«Il commercio nel nostro settore è molto complesso, specialmente dopo la liberalizzazione delle licenze: noi a parte quelle per prodotti alimentari e di gioielleria, le avevamo praticamente tutte e, infatti, sino a metà della scorsa decade erano aperti anche lo show room di via Ravegnana e il negozio di via Versari dove si trasferì l’attività che gestivo di persona in corso della Repubblica. Siamo arrivati ad avere due impiegati, 12 dipendenti, un rappresentante che girava tutta la Romagna. Ora basta mio marito». Eppure la clientela c’è ed è «davvero trasversale per fasce d’età e professione: clienti fidelizzati o di ritorno da esperienze deludenti e che cercano la particolarità difficilmente reperibile, soprattutto la qualità».

Quella da cui si è ripartiti anche dopo la pandemia. «Quando con il lockdown i negozi come il nostro erano chiusi, sembrava che alla città stessa fosse stata sottratta la vita – ammette –. Ecco perché il commercio tradizionale resta importante nonostante la gente non senta più la necessità di prodotti di alta qualità, specie per la biancheria per la casa. Su guanciali, reti e materassi, invece, è basilare e, noi, la garantiamo». Un traguardo come il 200° compleanno, si raggiunge, quindi, «grazie al nome, all’affidabilità» e il bello di essere commercianti, oggi come a fine 800, sta «nell’essere ritenuti credibili e nel rapporto umano con i clienti». Spesso anche vip. «Quando Lauretta Masiero recitava a Forlì veniva sempre da me perché le piaceva il mio gusto e un giorno passò Marco Columbro chiedendo se avevo asciugamani neri: rimase scioccato quando glieli proposi perché non li trovava da nessun’altra parte».

A rendere, però, tutto il senso del “simbolo cittadino” che il negozio incarna, è un altro aneddoto. «Alla fine della seconda guerra mondiale un soldato di ritorno in una Forlì bombardata vide in negozio la stadera, entrò in lacrime e disse a mio nonno che solo in quel momento sentiva di essere davvero tornato a casa».

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