Forlì, San Mercuriale "aveva origini armene e soffriva di diabete"

Forlì

FORLI'. L’accurato lavoro dell’antropologo fisico e paleopatologo Mirko Traversari sui resti di San Mercuriale, supportato dal Lions Club Terre di Romagna, illustrato ieri nella basilica che ne porta il nome, potrebbe essere il primo di una lunga serie. Da parte del Comune infatti, ha rivelato all’inizio dell’incontro l’assessore alla cultura e Università Valerio Melandri, c’è l’intenzione di mettere a progetto la realizzazione di un laboratorio di Paleopatologia da ricavare all’interno dell’ex camera mortuaria dell’ospedale “Morgagni-Pierantoni”. «Facendo gli scongiuri per l’arrivo quasi certo della Facoltà di Medicina – ha anticipato Melandri – potrebbe diventare un centro di ricerca ideale».

I risultati

«Le analisi non sono state facili – ha ricordato Traversari, coadiuvato nel lavoro di ricerca da Elisabetta Cilli, del laboratorio del Dna antico di Ravenna – per gli interventi impropri di consolidamento delle ossa dopo la morte e per il Dna molto frammentario». Tra ipotesi e alte probabilità ne emerge il quadro di un uomo che «proveniva dall’Armenia o da quell’area geografica (in base alla conformazione del cranio e alla presenza di alcuni minerali nelle ossa ndr), era alto un metro e 60 e godeva di buona salute, complice anche un’alimentazione equilibrata con frumento, latticini e proteine alimentari. La deviazione del setto nasale gli procurava una sinusite croniche. Probabilmente soffriva di diabete di tipo 2 e per questo poteva essere a rischio di patologie cardiovascolari. Abbiamo trovato segni di osteoporosi ma non di artrosi. È morto all’età di 45-50 anni e non per una causa violenta, sicuramente di qualche patologia la cui identificazione è, però, impossibile. Dalla ricostruzione del volto possiamo dire che era un uomo mite».

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