Forlì ricorda le bombe del 19 maggio 1944

Archivio

«Venerdì, allarme dalle 8.10 alle 8.35, altro allarme dalle 9.40 alle 12. Giornata tragica». Inizia così la descrizione di quel terribile 19 maggio 1944, dalla vivace penna del bibliotecario comunale Antonio Mambelli. Vengono mandati a casa gli studenti, ma la gente continua nelle proprie occupazioni. Dopo pochi minuti dalla percezione del secondo segnale (il registro Unpa, acronimo di Unione Nazionale Protezione Antiaerea, conservato in Archivio di Stato, riporta chiaramente le 9,50 come orario d’inizio del dramma), sul cielo della città appare una formazione di 32 bombardieri: non meno di 150 bombe di medio calibro sono sganciate a grappoli sulla fascia ferroviaria compresa nell’abitato e le zone industriali, fra l’ultimo sottopassaggio verso Forlimpopoli e la vecchia stazione, nonché su parte della Villa di Coriano, per una lunghezza di 2 chilometri e una profondità di circa 600 metri. Gli aerei investono prima il fabbricato della Samea, che occupava l’area adiacente al distretto militare (l’ex convento di Santa Maria in Nives), per poi proseguire col tratto di via Ravegnana posto fra la barriera San Pietro e il ponte della ferrovia, proprio nell’istante in cui gli operai fuggiti dall’Orsi Mangelli la ingorgavano con le biciclette.

Alla fine, il bilancio, certificato da un documento dell’Unpa del 1945, fu di 132 morti accertati e 455 feriti.

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