«Abbiamo perso tutto, la nostra casa al piano terra è stata sommersa da acqua e fango. Siamo scappati il 16 maggio scorso e ora abbiamo trovato un appartamento in affitto in un’altra zona della città. Con tutto quello che abbiamo dovuto affrontare, nemmeno i ristori probabilmente riusciremo a vedere. La scelta di distribuire le donazioni tramite le banche è qualcosa di incomprensibile e inaccettabile, è come dire vi prestiamo i soldi che vi spettano». Sono delusi e arrabbiati i coniugi pensionati di via Borghetto Livia, Gilberto Tosoni e Lucia Grasso, così come gran parte dei cittadini residenti nei quartieri travolti dalla furia del fiume Montone.
A scatenare la protesta, che probabilmente sfocerà in una manifestazione pacifica di dissenso (è in fase di definizione l’organizzazione), è la scelta che il Comune sembra essere intenzionato a portare avanti, ovvero utilizzare le donazioni (1.100.000 euro) per creare un fondo di garanzia, in collaborazione con gli istituti di credito, e garantire eventuali mutui tra i 10 e i 20mila euro che gli alluvionati potranno richiedere in attesa dell’arrivo dei ristori da parte dello Stato. «Ma stiamo scherzando? – si interrogano marito e moglie – Queste risorse sono state donate, per cui anche se dovessero essere anche solo 100 euro vanno destinate a chi è stato colpito dal dramma del 16 maggio scorso. Sono pochi, ma la donazione è a titolo gratuito e quindi gli aiuti devono essere a fondo perduto, non restituiti. Quello che ci chiediamo è perchè anche a Forlì non vengono messi a disposizione subito i fondi ricevuti, come invece sta accadendo in città vicine alla nostra». Gilberto e Lucia in quella drammatica notte del 16 maggio scorso hanno perso tutto, solo una foto nel portafogli che ritraeva la coppia da giovane si è salvata insieme a pochi altri oggetti. «Siamo scappati trovando riparo dalla vicina al piano di sopra – raccontano i coniugi –, per i primi giorni abbiamo lavato gli indumenti che indossavamo asciugandoli ogni sera con il phon perché fossero pronti il giorno seguente. La nostra casa è devastata, stiamo aspettando che si asciughi ma i danni sono consistenti, probabilmente tra gli 80 e i 100mila euro. E’ evidente, se effettivamente la questione degli aiuti sarà così, che per noi ricominciare non sarà facile dopo che i sacrifici di una vita sono andati persi in una notte. Siamo pensionati, non possiamo fare più di quanto ci consentono le nostre finanze».
Con che coraggio prestano soldi che sono stati donati a chi ha perso tutto e chiedono che vengano restituiti. Prestano soldi donati alla gente. È proprio vero che la beneficienza si deve fare direttamente alle persone colpite. Non sai mai poi come saranno usati i soldi…
caro comune noi cittadini abbiamo donato con il cuore e vogliamo che le risorse siano date alle famiglie colpite dall’alluvione. Possibile che gli aiuti debbano essere distribuiti tramite le Banche? Per una volta cerchiamo di nn speculare sulle disgrazie altrui e sui soldi donati anche con sacrifici.