Forlì, il Pd fuori dalla Regione. Il segretario: "Sono irritato"

Forlì

FORLI'. C’è tutta l’Emilia, ci sono Ravenna e Cesena, ma nella nuova giunta regionale ufficializzata nella mattinata di ieri dal presidente Stefano Bonaccini, mancano Rimini e Forlì. Se, però, per il capoluogo adriatico si aprirà un’altra porta, con Emma Petitti che il 28 febbraio verrà quasi certamente eletta presidente dell’assemblea legislativa, il Forlivese resta a bocca asciutta. Lui solo.
Un colpo durissimo a un partito, il Pd, già provato dalla sconfitta elettorale delle Amministrative e che aveva coltivato speranze dopo il recupero di cui era stato protagonista dentro l’urna poche settimane fa. E invece nulla: nessun consigliere regionale (dai due del precedente mandato) e nessun assessore, con Raffaele Donini preferito a Claudio Vicini della lista “Bonaccini Presidente” a gestire il delicato e importante settore della Sanità. Sensazioni del giorno in casa Dem? Verrebbe da pensare ad amarezza e stupore, specialmente se il pensiero corre alla notte in cui Bonaccini chiuse proprio a Forlì la sua campagna elettorale. Basta parlare, però, con il segretario territoriale Daniele Valbonesi e dalle sue prime parole - «non ho mai perso un’ora di sonno pur facendo il sindaco, ieri notte non ho dormito» - ci si convince a cercare aggettivi più “robusti” e crudi. Lo prova l’annuncio che Valbonesi dà immediatamente. «Ho cambiato l’agenda del Pd convocando per lunedì sera i nostri organismi dirigenti in assemblea e convocando per martedì mattina una conferenza stampa». Per dire cosa? «Per illustrare ciò che sarà scaturito da una riflessione, che ritengo urgente, sulla penalizzazione che il nostro territorio ha subito – spiega il segretario -. Dovremo analizzarne le ragioni e capire assieme come ripartire da una situazione davvero difficile. Lo è, se al presente sommiamo la nostra storia recente».
Ne deriva una sorta di “punto zero” toccato dal Pd forlivese. «Non abbiamo più il capoluogo, il nostro parlamentare è passato ad un altro movimento (Marco Di Maio verso “Italia Viva” ndr.), niente assessori comunali e regionali e neppure consiglieri a Bologna. Siamo senza rappresentanza e senza eletti vengono meno pure importanti risorse per il partito». Il riferimento è al regolamento interno che impone il versamento di, almeno, un 10% dell’indennità di carica nelle casse del Pd. Il guaio è che ora manca chi versi.
Conti a parte, Valbonesi su un assessore contava e a Bonaccini manda messaggi tutt’altro che “in codice”. «Deluso? Direi irritato. Forlì aveva dato alle Regionali il segnale di un’inversione di tendenza e ciò che è appena successo non è coerente con questo. In più non facilita certo il lungo e difficile cammino che ci aspetta. Col presidente l’interlocuzione c’era stata, non avevamo imposto alcun nome, ma ne avevamo suggeriti, molti e validi. Si è preferito preservare altri equilibri regionali».

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