La solenne benedizione del vescovo della prima pietra della nuova chiesa dei Romiti, il 21 giugno scorso, ha veramente messo le ali al cantiere, dopo lunghi mesi di inattività. Don Loriano Valzania, parroco di S. Maria del Voto dal 2003, parla del centro di culto che sta sorgendo in via Valeria, come di un grande segno di speranza.
«E’ dal 1974, dai tempi in cui don Pino Mariani cominciò ad usare il teatro parrocchiale per la messa domenicale, che se ne parla. Ora finalmente siamo partiti». Il progetto, predisposto nel 2015 dall’architetto Romano Pretolani in collaborazione con Alessandro Pretolani e Filippo Pambianco, vincitori di un concorso bandito dalla Cei, prevede la realizzazione di chiesa, canonica, oratorio, salone e altre opere parrocchiali in un’area di circa 20.000 metri quadri, acquistata già nel 2011. «Eravamo pronti nel 2016 – precisa il sacerdote – poi ci siamo dilungati fra burocrazia, Covid e quant’altro. Da ultimo c’è stata l’alluvione, ma la data prefissata era già per l’estate corrente».
A causa dell’aumento dei prezzi dei materiali, con il budget di 3,2 milioni a disposizione, di cui il 70% finanziato dalla Cei con i proventi dell’8xmille alla Chiesa Cattolica e il resto con fondi della Diocesi e mutuo parrocchiale, verrà realizzata solo la chiesa, che dovrebbe essere pronta per il Natale 2024. Il 16 maggio scorso, il complesso parrocchiale dei Romiti, assieme a gran parte del quartiere, è stato letteralmente sommerso dal fiume Montone esondato. «In alcuni punti – continua il parroco – abbiamo avuto 6 metri d’acqua e fango, 80 centimetri nell’oratorio, 30 anche in chiesa. Il teatro è stato risparmiato, salvo sprofondare parzialmente 10 giorni dopo ed essere tuttora inagibile per ordinanza del sindaco assieme alla sede degli scout. Abbiamo subito danni enormi, ma già il 18 maggio avevamo decine di volontari in loco, impegnati a turno a rimuovere la melma dagli spazi comunitari».
Qualcuno in città ravvisa l’inopportunità dell’avvio del cantiere della nuova chiesa proprio ora. «Non nego – risponde serenamente don Loriano, classe 1954 e prete dal 1980 – che gli spazi per i fedeli che acquisiremo nel 2024, in un tempo di scristianizzazione crescente, potrebbero sembrare eccessivi. Ma il punto è che la costruzione della nuova chiesa è un segno profetico di speranza per i Romiti e per l’intera comunità».
Nella storia della cristianità ci sono sempre stati alti e bassi. «Oggi c’è un’alluvione non visibile, ma concreta, dell’edonismo, dell’egoismo e del narcisismo. Presto ci sarà un ritorno allo spirituale e noi ci prepariamo sin d’ora ad accogliere questi fratelli nella casa di Cristo». Il nuovo complesso parrocchiale dei Romiti sarà intitolato a San Paolo VI: «E’ stato il papa più profetico del ’900 – insiste don Valzania – e questo vuole essere profezia e testimonianza in un cambiamento epocale».
A proposito di speranza: la persistente inagibilità di buona parte delle opere parrocchiali potrebbe portare la Diocesi a chiedere alla Cei anche il finanziamento e la costruzione della parte restante del progetto, nell’ordine di spesa di altri 2.5 milioni di euro: «Sono fiducioso, confido in questo ulteriore dono della Provvidenza».