Forlì, moschea "abusiva": chiesto il sequestro del capannone

Forlì

FORLI'. «Sequestro preventivo del capannone di via Oliverotto Fabbretti, che nonostante l’ordinanza comunale di ripristino della destinazione d’uso commerciale, continua a fungere da moschea». È quanto contenuto nell’esposto presentato dalla Polizia locale di Forlì dove le verifiche sullo stabile al centro da molto tempo di una contesa sui sui frequentatori. Luogo di culto per gli islamici, secondo i residenti, che testimoniano di un ampio movimenti dentro e fuori dal capannone, preghiere e parole degli imam. Elementi avvalorati dai servizi di controllo eseguiti dalla Polizia locale, sia in borghese sia in divisa, che hanno registrato con video, foto e relazioni, la presenza di un numero considerevole di fedeli: 340 ne sono stati contati in un’occasione, 150 in un’altra. Verifiche dopo che il 23 maggio scorso dal Comune era stata notifica un’ordinanza con la quale si chiedeva il ripristino destinazione d’uso dell’immobile di via Fabbretti, al civio 25. Ordinanza notificata a committente e utilizzatore, vale a dire l’associazione Afaf, e ai due proprietari.
Il provvedimento
In pratica, anche dopo che il Servizio politiche per l’integrazione sociale e terzo settore della Regione Emilia-Romagna aveva notificato, in via ufficiale, il provvedimento finale di cancellazione di Afaf, Associazione di fratellanza e amicizia di Forlì, dal registro regionale delle associazioni di promozione sociale, il Comune voleva che entro 30 giorni fosse ripristinato il laboratorio artigianale al quale il locale era desti. L’attività della Polizia locale ha portato, l’8 luglio scorso, a depositare in Tribunale una istanza di sequestro preventivo per evitare la reiterazione del reato come si stava svolgendo secondo l’Amministrazione, non essendo rispettata l’ordinanza comunale.
La documentazione
«Devo ringrazia la Polizia locale – dice il vice sindaco daniele Mezzacapo – per il lavoro svolto. Hanno depositato video e foto che testimoniano l’attività all’interno del capannone. Già il Comitato di quartiere aveva testimoniato la situazione. Adesso il Comune attende di sapere la decisione del giudice. Siamo pronti ad intervenire noi per il ripristino di uso del capannone».

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