Forlì, Livio Leoni presenta il suo ultimo libro

Alterna all’attività di scrittore quella di “locandiere alimentare”: a Ca’ Leoni, infatti, Livio Leoni si dedica anche a infornare il… pane della scrittura. Ha appena pubblicato il secondo romanzo, Dietro una nuvola (ed. Il seme bianco), che presenterà giovedì 20 ottobre alla Fabbrica delle Candele di Forlì, mentre il terzo, già pronto, aspetta il momento giusto per uscire dal cassetto.

«Come il primo libro, Il narratore di sogni, anche questo nasce quasi casualmente. Ascolti una canzone e questa ti fa venire in mente una storia, quella storia non ti lascia: e allora capisci che devi scriverla».

Per “Dietro una nuvola” qual è il brano galeotto?

«“Sbagliato” di Jovanotti, che mi ha ispirato un romanzo di formazione, ma con tratti tutti suoi. Vi ho inserito infatti colpi di scena, che sono tipici del thriller, una struttura particolare… ma in fondo il libro resta la storia di Doyle, con i temi tipici di un romanzo di questo genere: l’amicizia, l’amore, l’assunzione di responsabilità. Volevo soprattutto emozionare il lettore: e spero di esserci riuscito».

Fra i romanzi di formazione ce n’è qualcuno a cui si sia ispirato?

«“Norwegian wood. Tokyo blues” di Murakami è il mio preferito, ma volevo che il mio lavoro fosse originale, sorprendente e avvincente. Per questo ho inserito elementi anche estranei alla tradizione del genere, che lo rendessero particolare ed emozionante. Ma non voglio neanche svelarne tutti i segreti!».

Riconosce qualcosa di lei in Doyle?

«Non è un’opera autobiografica a parte qualcosa del primo capitolo dove ho romanzato un mio ricordo. Il sogno del protagonista è quello di volare, cosa che invece a me non interessa: ma vedere da un’altra prospettiva le persone è proprio quello che vuole fare uno scrittore e forse in realtà la passione di Doyle è una metafora della mia per la scrittura…».

Lei accennava alla struttura del libro.

«Sì, è diviso in tre parti: la prima più legata ai problemi di un bambino e di un giovane, e anche al tema dell’amicizia, quindi più fantasiosa e spensierata. Nella seconda compare una grande storia d’amore, la terza infine affronta i temi della responsabilità e racconta le difficoltà della vita adulta, che a Doyle servono però per crescere. E qui è particolarmente adatta la canzone di Jovanotti “…con le crisi del caso e gli occhiali sul naso. È un’idea più realista di felicità”».

E rispetto al primo romanzo cosa resta e cosa cambia?

«Storia e temi sono completamente diversi. Si mantengono però la convinzione che sia necessario sforzarsi per raggiungere i propri obiettivi e l’elemento romantico, forse quello che mi viene più spontaneo. E poi il tema del sogno: come Doyle, sono un idealista, e come lui spero di riuscire a raggiungere quello che immagino e spero per la mia vita…».

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