Da opportunità storica per il territorio a problema figlio della grave situazione economica internazionale: è il paradosso del Pnrr, o meglio dei tantissimi lavori già finanziati o in procinto di esserlo, attraverso i fondi europei. Addirittura già iniziati come nel caso di Forlì, ma che rischiano di bloccarsi, di non essere ultimati, perché gli importi sui quali il finanziamento è stato concesso e gli appalti assegnati, sono già superati dall’aumento esponenziale dei prezzi. Un 30% in più di costo complessivo stimato, che potrebbe fare andare in tilt l’intero sistema comportando il fallimento del Piano nazionale di ripresa e resilienza. A meno che i soldi non li stanzi il Comune. Come? Con un “super mutuo Pnrr” da almeno 9 milioni. Il che vuol dire indebitarsi.
E’ l’allarme lanciato, in occasione della presentazione in commissione consiliare del bilancio consuntivo 2021 del Municipio, dall’assessore ai lavori pubblici, Vittorio Cicognani. Forlì, sui progetti presentati, ha già ricevuto 43 milioni di euro di finanziamenti e altri potrebbe conquistarsene attraverso i bandi-Pnrr cui sta partecipando e incentrati sull’edilizia scolastica, lo sport e i giardini storici. In totale potrà trovarsi sul tavolo «100 milioni di lavori che cambierebbero il volto alla città», ma il nodo è che, già oggi, quegli stessi cantieri valgono 130 milioni e non più 100. La differenza, chi la paga? E’ la domanda alla quale il Comune e i tecnici che stanno proseguendo a redigere progetti e a bandire gare per l’affidamento delle opere, non hanno risposta. Perché l’attendono dallo Stato. Cicognani è molto chiaro nella sua analisi: «Se per il fondo per l’emergenza Covid il Governo in due anni ci ha assegnato 16,8 milioni di euro (11,7 nel 2020 e 5,1 nel 2021 ndr.) pagandoci tutto e sempre puntualmente, ora sull’aumento dei costi dei cantieri tace. Eppure per mandarli avanti è necessario coprire quella differenza rispetto all’appalto, altrimenti i lavori non potranno essere ultimati». Per portare a termine ciò che è già partito e quanto dovrà iniziare entro settembre 2023 ci sono solo due opzioni: o lo Stato aumenta gli stanziamenti «o le risorse dovrà mettercele il Comune, sapendo però che se il finanziamento extra fosse locale e fosse stato già deliberato, dal livello centrale di governo non arriverebbe più indietro al Comune un solo euro anche se, poi, venisse deciso un aumento dei fondi».
Cantieri fermi e mutuo
Insomma, bisogna decidere e in fretta, perché «alcuni cantieri, a causa dell’aumento dei costi, si stanno fermando: lo hanno già fatto quelli del ciclodromo di San Martino in Strada e del parco del Foro Boario, lo sta per fare causa incremento di 200mila euro sull’importo di gara, quello di Palazzo Albertini». Quindi? Per l’assessore c’è una sola strada d’uscita dal vicolo cieco. Non è fare retromarcia e rinunciare. «No, è accendere come Comune un super mutuo – spiega -. Abbiamo disponibilità per 21 milioni, ma gli altri 9 sarebbero da trovare e per me è l’unica strada per non gettare al vento una grande opportunità come quella del Pnrr, è quella anche se è un sacrificio»
Debiti e avanzo
In tal modo i lavori pubblici da completare entro il 2026 sarebbero salvi, ma il risvolto della medaglia è l’aumento del debito. Quello che il Comune era riuscito a ridurre ancora. Nel bilancio consuntivo presentato ieri, l’indebitamento dovuto a mutui è sceso dagli 84 milioni di inizio 2019 ai 71 del 2020, sino ai 68 milioni di fine 2021. L’uscita dall’Unione dei Comuni, avvenuta a inizio anno, comporterà poi l’arrivo di 5 milioni di euro nelle casse municipali. E’ il credito che Forlì vanta nei confronti dell’Unione e che sta riscuotendo da gennaio in 12 rate mensili da 485mila euro l’una pagate dall’organismo comprensoriale.
Soldi che andranno nella disponibilità di cassa che, a consuntivo, vanta un avanzo d’amministrazione “libero” ulteriormente incrementato. Dai 19 milioni del 2019, ai 21,3 milioni del 2021. «Sono orgoglioso – ammette Cicognani – perché questo avviene pur riuscendo a realizzare tutto ciò che ci eravamo ripromessi».