Forlì, la nuova ondata di contagi non preoccupa

Nessun allarmismo, ma neanche abbassare la guardia. Il rialzo dei casi di positivi al Covid-19 degli ultimi giorni testimonia con la freddezza dei numeri che l’incubo degli ultimi due anni non è completamente alle spalle. Se la variante Omicron-2 possa rappresentare la quinta ondata del contagio solo le prossime settimane lo potranno dire, ma l’analisi della situazione attuale permette ai sanitari di guardare con fiducia al futuro e alla possibile pressione sul sistema ospedaliero che, come nella quarta ondata, non dovrebbe essere messo in difficoltà.

«Preoccupati no, ma serve capire il perché dell’aumento dei casi – sintetizza Claudio Vicini, direttore del Dipartimento testa-collo dell’Ausl –. L’incremento può avere diverse motivazioni. Da una parte una possibile variante Omicron, detta Omicron 2 che potrebbe emergere e che non deve essere trascurata. E poi dobbiamo ricordare che se i non vaccinati sono i più esposti e finora i ricoveri ospedalieri hanno riguardato quasi interamente queste persone, siamo anche nel periodo in cui magari in chi ha fatto la terza dose da più tempo la protezione vaccinale inizia a perdere efficacia, come è normale che sia dopo qualche mese». E a questo si aggiunge la percezione delle persone sulle misure di contenimento anti Covid. «Non possiamo nascondere che si assiste a un minor rigore nelle norme da seguire – ammette Vicini – anche la decisione del governo di togliere il green pass dal prossimo mese è vista come una possibilità di allentare subito le misure, ma così non deve essere. Al momento la ripresa dei contagi è oggettiva, anche se l’impatto sulla popolazione ospedaliera è modesto. Quinta ondata? Può essere, ma pensiamo che non sia più impegnativa di quella che abbiamo vissuto. Il principio rimane la saggezza e la nostra responsabilità. Non è finita, teniamo botta ancora un po’».


L'articolo completo sul Corriere di oggi



Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui