Forlì, la denuncia: "Frattura allo zigomo a un agente aggredito in carcere. L'organico è deficitario"

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I sindacati Sappe, Osap, Uilpa e Cgil in una nota evidenziano la carenza di organico nel carcere di Forlì: "Da anni, con copiosa corrispondenza, le criticità in cui versa la casa circondariale di Forlì sono state rappresentate agli organi amministrativi, evidenziando in via prioritaria la deficitaria consistenza dell’attuale organico della Polizia Penitenziaria assegnata al Reparto. Numerose le segnalazioni, altrettante le richieste di intervento rivolte agli Uffici Superiori dell’Amministrazione Penitenziaria, senza, però, sortire gli effetti sperati, permanendo il tutto in condizioni critiche e prive di iniziative utili che potessero in concreto assicurare un valido supporto ad una struttura in piena emergenza".

Organico insufficiente

"L’Istituto - continua la nota - dovrebbe annoverare la presenza di 132 unità di Polizia Penitenziaria, comprensive di 16 ispettori, 20 sovrintendenti e 93 agenti/assistenti. In concreto e ad oggi il contesto forlivese rileva un organico pari a 118 unità con una forza operatrice di 108 poliziotti, di cui 28 sono inserite in cariche fisse. Gli ultimi eventi hanno messo a rischio la sicurezza dell’Istituto e solo grazie al noto spirito di sacrificio e allo zelo degli operatori della Polizia Penitenziaria sono stati scongiurati il verificarsi di episodi drammatici. A tutto ciò si aggiunga di come la stessa recrudescenza pandemica, unitamente alla comparsa di alcune pericolose varianti del Covid-19, si è abbattuta inesorabile anche sul contesto della Casa circondariale di Forlì. Ha destato perplessità l’assegnazione presso il penitenziario in questione di soggetti affetti da patologie psichiatriche, non in linea con le linee generali e trattamentali su cui risulta imperniato il carcere di Forlì. Lo stabilimento in questione non è in grado di “ospitare” soggetti la cui detenzione deve essere assicurata presso altre strutture idonee. In svariate circostanze è stata evidenziata la sproporzione tra l’aliquota di personale maschile con quella femminile. Ed è proprio l’asfittica carenza di organico che non consente una valida organizzazione di lavoro, risultando la struttura tra le più penalizzate in ambito distrettuale permanendo uno stato di forte sofferenza che non aiuta il fine Istituzionale che risulta dipendere da un sistema in piena emergenza".

L'aggressione

"Grave l’episodio che ha coinvolto il collega aggredito il 24 gennaio, ultimo di una lunga serie di aggressioni subite dalla Polizia Penitenziaria, costretto ad intervento chirurgico per ricomporre la frattura trifocale allo zigomo sinistro con 30 giorni di prognosi a seguito dell’aggressione subita da parte di un detenuto, alimenta ulteriormente l’impellenza di provvedimenti che restituiscano alla struttura un’accettabile ripristino di un clima lavorativo che, al momento, risente in maniera preponderante l’attualità di questioni che appaiono di certo allarmanti. Appare, quindi, inevitabile manifestare il totale dissenso per l’operato dell’Amministrazione Penitenziaria, fermamente convinti che occorrerebbe un diverso modus operandi in grado di assicurare i principi cardine per il raggiungimento dei fini istituzionali e garantire a tutti coloro che operano all’interno della struttura carceraria la massima sicurezza".

Appelli non ascoltati

"Con numerose note, le scriventi Organizzazioni sindacali hanno più volte denunciato la grave carenza d’organico, invocando a più riprese l’invio di una consistente aliquota di personale e di assegnazione di poliziotti di fresca nomina al termine dei corsi di formazione. Nonostante gli invocati appelli, la struttura non ha mai avuto pieno soddisfacimento alle richieste di incremento dell’organico, restando la problematica viva ed attuale. A tutto questo si aggiunga la diffusione dei contagi dal virus pandemico che ha inesorabilmente coinvolto numerose unità. E tutto questo determina una persistente percentuale di assenze dal servizio per motivi legittimi che, però, mette ancor di più in crisi il sistema. Ed è chiaro che ad una carenza ben nota e consistente nei numeri dell’organico di Polizia Penitenziaria in servizio presso la struttura di Forlì, si aggiunge anche la defezione dei colleghi contagiati e fuori servizio osservando, questi ultimi, il pieno rispetto dei protocolli a tal uopo previsti. È dunque chiaro che in una situazione di tale difficoltà anche l’aspetto della sicurezza viene irrimediabilmente compromesso, con chi si trova a gestire il poco personale disponibile a doversi sobbarcare di ulteriori responsabilità, soprattutto quando capitano eventi critici che sottraggono ulteriori unità di Polizia Penitenziaria al turno (come può essere il caso di un invio al P.S. con la composizione della scorta di almeno 4 unità). Tutto quanto fin qui esposto, aggravato dalla condizione strutturale in cui versa il carcere di Forlì, ai limiti della vivibilità e con tutte le innumerevoli segnalazioni sulla scarsa salubrità dei luoghi di lavoro che non hanno mai trovato, negli organi preposti, interventi consistenti ed in grado di ripristinare una situazione accettabile (la vicenda del nuovo carcere è da considerarsi, a tutti gli effetti, un vero scempio). Tanto fin qui rappresentato con l’auspicio che l’Amministrazione Penitenziaria possa predisporre un corposo piano di assegnazione dai corsi di formazione e, nelle more, si chiede al Superiore Ufficio regionale (PRAP) di voler considerare, attesa la forte emergenza, l’indizione di un impellente interpello in ambito distrettuale in grado di assicurare alla struttura auspicati rinforzi in grado di contribuire ad affrontare la grave emergenza e per il tempo strettamente necessario.

Problematiche si ravvisano anche nella gestione amministrativa del carcere, spesso con conflittualità nei confronti dell’attuale vertice dell’istituto.

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