Forlì, la Coldiretti: "Dopo gli insetti a tavola, l'Europa attacca il Natale? Ma non scherziamo"

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In una nota, la Coldiretti di Forlì-Cesena difende le tradizioni gastronomiche e culturali del nostro territorio: "Dopo gli insetti a tavola, i finanziamenti alla carne in provetta e l’etichetta Nutriscore che confonde i consumatori, l’addio al Natale è l’ultima follia dell’Unione europea che tradisce le proprie radici religiose, culturali e alimentari cancellando millenni di tradizioni popolari".

E’ quanto afferma la Coldiretti nel bocciare le nuove linee guida della “corretta comunicazione” di Bruxelles secondo le quali "ogni persona nell'Ue ha il diritto di essere trattato in maniera eguale” e le festività quindi non dovranno più essere riferite a connotazioni religiose come il Natale, ma citate in maniera generica. Una omologazione di nomi e identità che impoverisce l’Unione e la rende più debole nei suoi capisaldi come il Natale il cui il valore religioso e culturale – sottolinea la Coldiretti - si fonde con la tradizionale famigliare di comunità che si rinnova sulle tavole delle feste soprattutto nell’eccezionale periodo storico che il mondo vive con la pandemia Covid che fa ancora paura.

Mercato di Campagna Amica

Il  Presidente di Coldiretti Forlì-Cesena Massimiliano Bernabini illustra le iniziative volte alla tradizione romagnola che invece al Mercato di Campagna Amica avranno luogo già a partire da  sabato 4 dicembre: “Le imprese agricole della nostra provincia quest’anno ancora di più, hanno deciso di celebrare l’importanza della festività del Natale rinnovando antiche usanze che oggi però si scoprono sempre più attuali. Sabato ad esempio, i clienti del mercato di Campagna Amica di Viale Bologna 75 potranno scoprire  l’albero naturale dell’usanza romagnola, un albero made in Italy, a km0, che dice no agli sprechi inutili di materiali (plastica, componenti non degradabili, alluminio, ecc) e che verrà completamente addobbato con piccoli frutti invernali, frutta secca e dolcetti di miele. Gli abeti naturali saranno disponibili in diversa taglia e i prodotti utilizzati per l’addobbo acquistabili nel mercato. Inoltre – continua  Bernabini – tutti gli intervenuti riceveranno l’omaggio a km0 che caratterizza il mercato e ricorda l’importanza del consumo secondo stagionalità.” Il Mercato di Campagna Amica di Viale Bologna 75 Forlì è aperto ogni venerdì e sabato mattina, dalle 8 alle 14, con venti aziende agricole che presentano i loro cibi freschi e genuini a km0.

Purtroppo – evidenzia la Coldiretti – l’addio al natale non eppure l’unico tradimento basti pensare al via libera agli insetti a tavola con l’autorizzazione della Commissione europea all’immissione sul mercato della Locusta migratoria e della la larva gialla della farina (Tenebrio molitor) per uso alimentare umano sotto forma di snack o ingrediente alimentare. Una novità che non è gradita dal 54% degli italiani, i quali sono proprio contrari agli insetti a tavola, mentre sono indifferenti il 24%, favorevoli, il 16% e non risponde il 6%, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe.  La commercializzazione di insetti a scopo alimentare è resa possibile in Europa dall’entrata in vigore dal primo gennaio 2018 del regolamento Ue sui “novel food” che permette di riconoscere gli insetti interi sia come nuovi alimenti che come prodotti tradizionali da paesi terzi con “delizie” per le feste come la pasta all’uovo ai grilli, i millepiedi cinesi al forno e poi affumicati, le tarantole arrostite dal Laos, i vermi giganti della farina, gli scorpioni neri e le cimici d’acqua dalla Thailandia, il baco da seta dall’America, le farfalle delle palme dalla Guyana francese, fino agli scorpioni dorati dalla Cina.

E non finisce qui – precisa la Coldiretti – perché è inaccettabile anche che l’Unione europea finanzi il business privato della “carne” in provetta dietro il quale si nascondono rilevanti interessi economici e speculazioni internazionali dirette a sconvolgere il sistema agroalimentare mondiale. La UE ha infatti concesso uno stanziamento da 2 milioni di euro a due aziende olandesi impegnate nella produzione di “carne” in laboratorio da cellule in vitro, la Nutreco e la Mosa Meat dove ha investito anche il famoso attore americano Leonardo Di Caprio che non ha certo bisogno dei soldi dei cittadini europei. Una decisione paradossale – continua Coldiretti - se si considera che il finanziamento è stato assegnato nell’ambito del programma React Eu che la Commissione aveva avviato proprio per rispondere alla crisi generata dall’emergenza Covid che ha messo in ginocchio il sistema dell’allevamento in Italia e in Europa.  La scelta di sostenere società che puntano a fare concorrenza sleale sul mercato spacciando per carne prodotti ottenuti – rileva Coldiretti – dalla moltiplicazione cellulare in laboratorio combinate con fattori di crescita e sostanze compatibili con i tessuti biologici, si aggiunge peraltro alla campagna di demonizzazione in atto per la vera carne.

Una deriva tecno-alimentare per omologare il cibo che riguarda anche i sistemi di etichettatura a colori come il Nutriscore che escludono paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Si tratta di etichette a colori che – sottolinea la Coldiretti – si concentrano esclusivamente su un numero molto limitato di sostanze nutritive (ad esempio zucchero, grassi e sale) e sull’assunzione di energia senza tenere conto delle porzioni escludendo paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.  L’equilibrio nutrizionale – precisa la Coldiretti – non ricercato nel singolo prodotto ma nell’equilibrio tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e per questo non sono accettabili etichette semplicistiche che allarmano o scoraggiano il consumo di uno specifico prodotto. L’etichetta nutrizionale a colori boccia ingiustamente – conclude la Coldiretti – quasi l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine (Dop/Igp) che la stessa Ue dovrebbe invece tutelare e valorizzare soprattutto nel tempo del Covid.

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