Forlì. La benzina sfiora i 2 euro. “Il prezzo medio non è servito” – Gallery

Il prezzo della benzina, ma anche del gasolio, schizza oltre l’1,9 euro al litro. La soglia dei 2 euro a Forlì città non è ancora stata superata, cosa che invece è accaduta in autostrada, ma la preoccupazioni di famiglie, imprese e sindacati è forte. «Dal 1° agosto, giorno in cui è entrato in vigore il cosiddetto cartello del prezzo medio, i carburanti, sia benzina senza piombo che gasolio, sono aumentati costantemente – spiega la presidente di Figisc Confcommercio Forlì-Cesena, Maria Letizia Zignani -. Se questo doveva essere lo strumento per contenere il costo del carburante, possiamo dire che è stato un flop visto che da 18 giorni a questa parte i prezzi sono sempre aumentati. Qualcuno potrebbe osservare che questo è sempre accaduto in concomitanza con le vacanze estive, ma questa volta l’aumento è stato molto significativo rispetto al passato. La definirei, quindi, una misura inutile e incomprensibile che non ha ottenuto l’effetto desiderato, come noi avevamo annunciato al Governo».

E se a Forlì ancora non si è tornati a sfondare la quota dei 2 euro al litro, nella quasi totalità degli impianti, tuttavia, è difficile trovare pompe che praticano prezzi sotto l’1,939 euro al litro. Nei distributori Q8 e Eni di viale Roma la verde costa rispettivamente 1,954 e 1,944. In viale dell’Appennino la pompa Esso ha un prezzo di 1,956 al litro mentre poco più avanti al distributore Ip la benzina costa 1,889. «Sono pochissimi i casi in cui il costo del carburante è al di sotto del prezzo medio – prosegue Zignani -. Questa è una scelta che dipende dalla compagnia di gestione dell’impianto, ma sono eccezioni. Il vero problema è che da quando è stato introdotto il prezzo medio c’è stata una corsa all’aumento, ovvero anche gli impianti che prima tendevano a fare un prezzo inferiore del carburante ora si sono adeguati all’andatura media. Per questo sostengo che sia stata una manovra controproducente e inutile. In tutto questo giocano un ruolo importantissimo le speculazioni, ma soprattutto l’iva al 22% e le accise che su un litro di benzina pesano il 56%. Su questo bisognerebbe intervenire, anche se al momento il Governo non pare intenzionato a muoversi».

Opinione simile anche per il responsabile Faib Confesercenti Forlì, Fabio Lucchi: «C’è da tenere presente un concetto fondamentale, il gestore è l’ultimo anello della catena il cui margine di guadagno oscilla sempre dai 3 ai 5 centesimi al litro. In altre parole se il costo della benzina aumenta, i benzinai non guadagnano di più. Per calmierare i prezzi occorre intervenire alle origini della filiera, ovvero ai costi della raffinazione e alle accise». Il caro benzina, ancora una volta, va ad incidere su famiglie e imprese, già colpite dall’inflazione. «In questo momento un pieno di benzina costa un 30% in più rispetto a tutto il resto dell’anno – sottolinea Alberto Zattini, direttore di Confcommercio Forlì – . I forlivesi che prima facevano 50 euro di carburante continuano a spendere gli stessi soldi e oltre a non avere più a disposizione gli stessi litri di prima, fanno un giro in meno per risparmiare. Si mettono in difficoltà le famiglie in questo modo, non è più tollerabile. La strada da perseguire è ridurre l’iva ma anche le accise. A ciò bisogna aggiungere un maggior controllo sulle speculazioni che ci sono, non è un mistero».

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