L’assessore regionale a Forlì: “Ecco le criticità della sanità dell’Emilia-Romagna”

Ha fatto tappa a Forlì “Tieni in forma il tuo cuore”, il progetto per la prevenzione del rischio cardiovascolare rivolto ai cittadini promosso dalla Regione Emilia Romagna ed organizzata dall’Ausl Romagna, Comune di Forlì, Fondazione Cardiologica Myriam Zito Sacco e Associazione Cardiologica Forlivese, in collaborazione con Istituto Oncologico Romagnolo, LILT e Viva! Forlì. Oltre 150 le persone che ieri si sono presentate per una giornata di screening e consulenze gratuite. La Regione era rappresentata dall’assessore alla Sanità, Raffaele Donini. che non si è tirato indietro dal fare il punto sulle criticità della sanità in Emilia-Romagna. «La prima assoluta – spiega Donini – è la sofferenza che le Regioni hanno nell’ambito della sostenibilità finanziaria del sistema. Il nostro sistema regionale, al pari di tante altre regioni, ha un costo che è superiore ai finanziamenti statali. In più il Covid ha accelerato tutta questa sofferenza e oggi ci troviamo in una situazione delicata perchè per il quarto anno consecutivo siamo costretti a sostenere il sistema finanziariamente. Se tutte le Regioni dicono che mancano 4 miliardi e anche il ministro della salute dice che manca la stessa cifra, allora incontriamoci e mettiamo la salute come priorità assoluta. La seconda criticità è il personale: deve essere pagato di più. La professione medica, infermieristica e sanitaria per essere più attrattiva deve essere maggiormente remunerata. Noi Regioni diciamo che questa è una condizione necessaria, ma non sufficiente per trattenere i nostri professionisti: occorre metterli in condizione di lavorare meglio, senza turni massacranti, senza insulti, a volte aggressioni, soprattutto negli ambiti dove abbiamo maggiore sofferenza. E vengo alla terza criticità che è l’emergenza-urgenza. La nostra idea di riforma nasce dal confronto con i professionisti che lavorano nei pronto soccorso: dobbiamo metterli nelle condizioni di svolgere un lavoro che sia più conforme alle loro aspettative. Oggi nei Pronto soccorsi ci sono meno professionisti impiegati e gli stessi accessi della fase pre Covid e il 70 per cento di questi accessi necessita di un consulto, ma non necessariamente deve essere un medico di emergenza urgenza o un rianimatore anestesista a darlo. Vogliamo riorganizzare la continuità assistenziale, creando per questo i Centri di assistenza urgenze. Sarà una riforma progressiva e graduale, che utilizzi tutta la dotazione a nostra disposizione. Siamo poi impegnati a migliorare ancora di più la rete dell’emergenza urgenza: abbiamo rinnovato la flotta degli elicotteri, abbiamo triplicato le piazzole di atterraggio, abbiamo la riorganizzazione dei mezzi avanzato si soccorso, superando le polemiche sulle auto mediche. Questo ci consente di essere più tempestivi. La quarta criticità sono le liste di attesa, legate alla carenza di soldi, ma ci sono altre cause: in primis il Covid, che ha portato a procrastinare in Emilia-Romagna circa 100mila interventi chirurgici non urgenti che abbiamo iniziato a recuperarli sempre di più. Per visite ambulatoriale, per la diagnostica e per la chirurgia a bassa complessità il Covid si fa ancora sentire. Poi dobbiamo lavorare sulla domanda di prestazioni, sull’offerta fornita, lavorando anche con il privato per erogare prestazioni di bassa complessità»

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