Forlì. L'ansia della guerra tra gli studenti


Preoccupazione, disorientamento, ansia: con questi sentimenti gli studenti del Liceo classico “Giambattsta Morgagni” di Forlì hanno affrontato il 4 marzo l’incontro “Remember Nansen” con il professor Stefano Bianchini e il dottor Marco Pozzi, docenti dell’Istituto per l’Europa Centro-Orientale e Balcanica del Dipartimento di Scienze politiche di Forlì. La conferenza rientrava in un più vasto progetto condotto da università di Forlì e di Tallin sul norvegese Fridtjof Nansen, esploratore e sportivo che alla fine del Primo conflitto mondiale si occupò del rimpatrio di 427.000 prigionieri di guerra, e per questo ottenne nel 1922 il Nobel per la pace.

“Inventò” poi il “passaporto del rifugiato” per restituire una identità a chi nelle spartizioni postbelliche aveva perso la propria nazionalità di appartenenza. Infine, fu mediatore con soluzioni “creative” di molte crisi del primo quarto del Novecento, dallo “scambio” di popolazioni fra Turchia e Grecia del 1923 all’intervento nella Unione Sovietica in preda alla carestia, e fu fautore del principio di non respingimento (“non refoulement”) che dovrebbe tutelare i richiedenti asilo dall’essere rimandati in un paese in cui sarebbero in probabile pericolo per “la loro razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinione politica”.

Temi del genere, e la possibilità di interagire con esperti della storia e della situazione attuale dell’Europa Orientale, hanno scatenato tante domande di un pubblico attentissimo: sei classi in presenza nell’Aula magna del “Morgagni” e altre 12 collegate. Lo stesso professor Bianchini, molto toccato anche dalla preoccupazione per colleghi e amici in Russia e Ucraina, ha ricordato del resto che «parlare di Nansen è di drammatica attualità, anche pensando ai cambiamenti climatici e ai milioni di persone che da essi saranno indotte a lasciare le proprie case. Ragioni storiche, quindi, collegate però al vostro futuro: perché è proprio del vostro futuro che qui si parla». E i ragazzi hanno risposto, con un’attenzione quasi religiosa e moltissime domande, ad alcune delle quali i docenti addirittura risponderanno in differita, visti i tempi previsti per l’incontro. Gli studenti hanno chiesto di chiarire punti relativi alla crisi attuale in Ucraina introdotti dai due studiosi: i due referendum del 1991, gli accordi di Minsk e il motivo per cui alcuni commentatori affermano che la guerra in realtà si combatte da ben otto anni.

E, su tutto, il quesito su come si sia arrivati a questo punto, e se non fosse possibile scongiurare l’invasione. Tanto sconcerto, quasi risentimento verso il mondo degli adulti in ragazzi «che dopo due anni di Covid, di dad, e di limitazioni - ha affermato una studentessa - ora vedono davanti a sé addirittura una guerra». E se Pozzi e Bianchini non hanno nascosto la propria preoccupazione, si sono comunque congedati dai ragazzi con una frase di Nansen che esorta alla condivisione e alla speranza: «Volevo semplicemente un mondo migliore. E ho agito: perché un unico visionario attivo può causare molti eventi». M.T.I.

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