Quando un paio di anni fa ha aperto la sua azienda in via Padulli 36 non avrebbe mai pensato che questa potesse essere minacciata da una possibile esondazione. A due mesi dall’alluvione, invece, “Torneria da Fabry” è ancora ferma e la stima dei danni supera i 200mila euro. «Avevo la tranquillità di vedere il fiume lontano essendo la mia azienda, per giunta, in un punto sopraelevato – racconta il titolare, Fabrice Lombardi –. Tanto è vero che, poche settimane prima dell’esondazione, era passata la mia assicuratrice e non avremmo mai considerato di coprire l’attività per i danni legati all’alluvione». Eppure, nel giro di poche ore, anche qui l’acqua ha raggiunto un metro e sessanta centimetri inghiottendo macchinari e attrezzature. «Il pomeriggio del 16 maggio – ripercorre Lombardi – stavo lavorando. Fortunatamente verso le 18.30 mi ha chiamato mia moglie e mi ha chiesto di tornare a casa a Castrocaro perché lì iniziavano a chiudere le strade. Ho spento tutti i macchinari perché stava piovendo e volevo proteggerli da eventuali fulmini». Durante il viaggio verso casa, iniziano a vedersi i primi effetti disastrosi della pioggia incessante. «Nella strada di Terra del Sole che da Rovere arriva fino alle mura, tutte le aziende sulla sinistra che sono leggermente in basso rispetto alla strada avevano già i piani bassi che si stavano allagando perché il fiume era già esondato. Tutte le case sulla destra, quindi leggermente in collina, avevano invece i passi carrai che sembravano ruscelli».
L’artigiano non poteva immaginare che quell’acqua avrebbe invaso anche il capannone della sua azienda. «Il giorno successivo non ci siamo potuti muovere perché era tutto allagato ma il giovedì ho lasciato la mia automobile in via Sapinia e ho proseguito con gli stivali. Non avrei mai pensato di trovare in viale Bologna l’acqua che arrivava alla vita. Quando sono arrivato tra via Padulli e via Bologna lambiva i cartelli stradali. Non ho potuto fare altro che tornare a casa». Appena l’acqua si è ritirata, il 18 maggio, è emersa la devastazione. «I macchinari erano sommersi dal fango. La parte elettronica siamo riusciti a farla ripartire ma tutto ciò che è la parte meccanica è stata veramente compromessa». La furia della corrente ha rovesciato tutto ciò che non era imbullonato al suolo: «La mia fortuna è che avevo i portoni a libro – racconta – che hanno permesso all’acqua di passare sennò si sarebbero rotti anche quelli». La conta dei danni da parte del perito è ancora da fare ma è facile immaginare che siano ingenti senza considerare che la produzione è ancora ferma. «Tra muratura e macchinari, la cifra non può essere inferiore ai 200 mila euro – ipotizza Lombardi –. Solo per mettere in funzione un macchinario mi hanno chiesto 60mila euro. Aziendalmente parlando è un disastro: fortunatamente in famiglia stiamo tutti bene dunque poteva andare peggio perché capita spesso che mi fermi a lavorare anche fino alle 23 quindi potevo essere qui quando è arrivato il fiume. Fortunatamente mia moglie mi ha chiamato. Mi ritengo dunque abbastanza fortunato ad aver perso “solo” l’azienda – conclude –. Non riesco a immaginare chi ha perso anche casa e macchina e si è ritrovato senza nemmeno i vestiti da mettere».