Forlì. Inceneritore, obiettivo raggiunto. "Ma dalla Regione no alla chiusura"

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Il piano regionale di gestione dei rifiuti 2022-2027 prevede il mantenimento in opera dell’inceneritore di via Grigioni per altri 5 anni e sempre con una potenzialità di trattamento di 120mila tonnellate annue perché «al momento di presentare le proprie osservazioni, il Comune di Forlì ha annacquato le sue richieste modificando l’obiettivo: non più spegnimento dell’impianto al 2027, ma un generico intendimento ad azzerare completamente il conferimento dei rifiuti urbani, in un breve termine ragionevole».

E’ l’accusa mossa dai segretari territoriale e comunale del Pd, Daniele Valbonesi e Maria Teresa Vaccari, alla giunta di Forlì che, così facendo, avrebbe «tradito il mandato ricevuto dal consiglio comunale con la mozione condivisa e approvata quasi all’unanimità a luglio 2021 e che richiedeva alla Regione la completa cancellazione dello smaltimento dei rifiuti attraverso l’impianto entro il termine di vigenza del nuovo piano regionale» Con una data precisa, quindi: entro il 2027.

La mozione, votata anche dai “Dem”, ma sulla quale si astenne la lista civica del loro candidato sindaco del 2019, Giorgio Calderoni, sarebbe stata dunque accantonata dal Comune. Il Pd forlivese, che approva la scelta della Regione di «porre come priorità assoluta la progressiva chiusura delle discariche», vuole però che il piano «riconosca gli sforzi e i passi avanti del Forlivese che ha già raggiunto gli obiettivi fissati al 2027 di riduzione dei rifiuti prodotti». Per questo, il segretario Valbonesi assicura che il partito «si impegnerà affinché nel piano regionale (adottato ma non ancora approvato, ndr) siano introdotti strumenti e momenti di verifica periodici dei rifiuti prodotti per monitorare con più accuratezza e flessibilità il raggiungimento e l’attuazione del piano».

Formula che non cita lei stessa lo spegnimento dell’inceneritore e che a livello di genericità va a braccetto con quella adottata dal Comune nelle sue osservazioni. E’ una gara a chi è più vago? Non per l’assessore all’Ambiente Giuseppe Petetta, che così motiva la scelta di inserire la dicitura “in un breve termine ragionevole” al posto del perentorio 2027. «Già avevamo richiesto alla Regione di dare più dei 30 giorni concessi per le osservazioni al piano e questa ci è stata bocciata, poi la mozione presentata a novembre dal consigliere Massimiliano Pompignoli e che replicava fedelmente quella approvata in Consiglio, è stata respinta: se avessimo replicato alla lettera la richiesta, questa sarebbe stata ritenuta inammissibile in quanto già bocciata». La logica, quindi, è stata quella di «rimettere la palla nel campo della Regione, cercando di capire da lei in quanto tempo si potrebbe pensare a chiudere l’inceneritore». Per Petetta «se fosse il 2028 e non il 2027, cambierebbe poco, l’importante è avviare un percorso con questo obiettivo, ma anche così abbiamo ricevuto un no secco: ora vediamo se nel dibattito per l’approvazione del piano, si possa ragionarci».

Forlì punta sui numeri. Con la gestione “Alea” si è passati nel comprensorio dalle 54.805 tonnellate di secco da incenerire del 2018 (36.808 solo a Forlì) alle 13.457 (di cui 9.610 nel capoluogo) del 2020, con una differenziata all’82%. Oltre gli obiettivi 2027 del piano. Quelli raggiunti i quali il presidente Stefano Bonaccini aveva dichiarato che si sarebbe potuto chiudere l’impianto di Hera.

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