Forlì-Cesena: 100 scomparsi all'anno, 50 ancora da trovare

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Cinquanta persone ancora “da trovare”. Scomparse nel nulla. Un dolore sempre vivo nel cuore dei loro familiari, i quali meritano di non sentirsi soli nella loro mancanza. Per questo ieri, in occasione della Giornata nazionale dedicata agli scomparsi, la fontana di piazza Ordelaffi si è illuminata di verde, con alcuni rappresentanti di Penelope, associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse odv, tra cui i familiari di Sara Pedri, la ginecologa forlivese di cui non si hanno più notizie dal marzo 2021, inghiottita da un malessere profondo a Cles, in Trentino, dove lavorava.

I numeri

Nell’ultimo triennio, nella provincia di Forlì-Cesena, il trend degli allontanamenti è stabile, con l’eccezione ovviamente del 2020 che è stato un anno particolare per la pandemia. Si parla di circa 100 casi all’anno. In questo triennio gli scomparsi sono per la maggior parte uomini (65 per cento). Come fascia d’età il 60 per cento è al di sotto i 18 anni; la nazionalità è equilibrata, con il 45% di italiani. Ci sono anche allontanamenti seriali (10%), persone che più volte fanno perdere le loro tracce per disagi familiari e psicologici. Ci si allontana dall’abitazione privata, ma anche da strutture di accoglienza, case famiglia per i minori oppure strutture sanitarie. In provincia di Forlì-Cesena da tempo è operativo un protocollo per la ricerca di persone scomparse, modificato e arricchito rispetto ai primi anni sia per le novità normative sia per l’esperienza operativa.

Le necessità

Ieri in prefettura c’è stato un incontro sul fenomeno. «Questa è una giornata che il ministero ha dedicato alle persone scomparse – spiega il prefetto di Forlì-Cesena, Antonio Corona –. Un fenomeno che crea molto allarme e disorientamento specialmente in chi lo subisce. A volte non si riesce neanche a capire i motivi della scomparsa. Il dato che ci conforta quando si attiva la ricerca è che circa l’80 per cento porta al rinvenimento, questo sicuramente grazie alle forze di polizia e alla associazioni che intervengono. Purtroppo oggi manca il senso di comunità, il preoccuparsi di quello che capita al nostro vicino. Questo è uno dei punti deboli del sistema. Oltre alla denuncia serve la collaborazione di terzi, chi può sapere qualcosa di utile per la ricerca».

Le testimonianze

Due storie, due donne coraggiose che hanno raccontato il dolore delle rispettive famiglie. La cesenate Marisa Degli Angeli Golinucci, responsabile dell’associazione Penelope per l’Emilia Romagna, madre di Cristina, scomparsa 30 anni fa ha esordito: «Per noi questa Giornata nazionale è importante perchè è importante ricordare: la nostra lotta serve ad aiutare anche tanti altri». Poi è toccato alla forlivese Emanuela Pedri: «Ho avuto la sfortuna di perdere Sara e la fortuna di conoscere l’associazione Penelope subito. I primi tempi sono fondamentali non solo per la ricerca, ma per il sostegno psicologico che spesso manca. È stato tutto molto complicato, anche la denuncia stessa lo è stato. Io sono stata accolta come una figlia dai Carabinieri di Forlì, poi siamo stati catapultati in Trentino per la ricerca fisica. Eravamo disorientati, completamente persi. Il contatto con l’associazione ci ha dato conforto e parole di sostegno. Le famiglie sono travolte dal dolore, sono imbarazzate, provano vergogna e hanno bisogno di persone lucide, esterne, per agire, che possono essere forze dell’ordine o l’associazione. La paura e la vergogna molte volte non fanno scattare nemmeno la denuncia. Non deve essere così». Tante le iniziative portate avanti dll’Associazione Penelope. «Quello che possiamo fare noi come associazione – spiega Emanuela Pedri – è sensibilizzare, far conoscere il problema della scomparsa. Oggi stiamo lavorando per facilitare e creare una collaborazione con le forze dell’ordine per sensibilizzare le famiglie: ad esempio ci è venuto in mente di realizzare un fumento, cioè una storia fatta di immagini che andrebbe indirizzata a chi un domani potrebbe avere una persona scomparsa in famiglia. Un fumetto con cui vorremmo entrare nelle scuole per arrivare nelle famiglie. Per farlo abbiamo bisogno di professionisti, psicologi, avvocati, forze dell’ordine che fanno la ricerca. Il fumetto è stato presentata a “Chi l’ha visto?”».

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