Forlì, il viaggio di Carlos Casas

Arriva da Barcellona Carlos Casas, il regista e artista visivo a cui è dedicata la rassegna invernale di Ibrida festival a cura di Davide Mastrangelo e Francesca Leoni. Proprio dal suo film “Cemetery” commentato dall’autore e dal critico Alessandro Amato inaugura “Scolpire il tempo”, oggi (ore 21) al cinema San Luigi di Forlì.

Il 3 dicembre, poi (ore 17-19.30), a Exatr di Forlì, Casas tiene una masterclass «sui processi di creazione di un film come “Cemetery” – spiega in ottimo italiano – e sui materiali: un libro, un disco... prodotti lungo una ricerca durata dieci anni».

Il film fa dialogare generi cinematografici lontani.

«Sì, per raccontare il mito del cimitero degli elefanti e l’ultimo viaggio di uno di questi grandi animali inseguito da cacciatori che vogliono le sue zanne, mescolo influenze diverse: il cinema degli anni ’50 delle avventure di Tarzan, che ha toccato direttamente o collateralmente questo mito. Ma anche il cinema sperimentale, il canadese “La Région Centrale” o la produzione di Guy-Ernest Debord che ha lavorato su tecniche audio e video capaci di toccare la fisicità dello spettatore. C’è anche la citazione del documentario naturalistico classico, che ha segnato la mia infanzia e la mia volontà di una ricerca sul mondo degli animali che si discostasse da quel modello».

E inoltre la collaborazione con Chris Watson.

«È un musicista che mi ha molto influenzato catturando suoni in tutto il mondo per la Bbc. Il suo uso degli ambienti sonori per evocare immagini mi ha spinto a cercarlo per descrivere con i suoni quel cimitero che non possiamo codificare visivamente, lasciando spazio così all’immaginazione dello spettatore su una natura che stiamo perdendo, e verso cui non riusciamo a rivolgerci alla pari. Il film quindi è un viaggio cinematografico e sensoriale che inizia come una pellicola d’avventura, si dispiega come film sperimentale e finisce in un paesaggio fantascientifico: tre visioni e tre modi di intendere l’esperienza audiovisiva».

E il cammino dell’elefante diventa anche un percorso di formazione per lo spettatore.

«Certo: una sensorialità altra mira a spingerci a un diverso rapporto con le altre specie, e proprio la struttura della narrazione, spiazzando, spinge a un approccio differente, è un canale con lo spettatore attraverso cui passa quanto oggi mi sembra importante: la perdita della relazione con la natura, la necessità di una simbiosi».

Un messaggio attuale, a ridosso dalle recentissime “conferenze sul clima”.

«Viviamo un momento di crisi e di stallo: per rompere la stagnazione, io uso la creazione ma anche la tecnologia legata al cinema. Serve un risveglio e dato che non sono né un politico né uno scienziato lo propongo con gli strumenti che ho: in spazi d’arte come la Tate Modern in forma installativa, e ora, dal 2019, con le proiezioni in sala».

Carlos Casas il 4 dicembre (ore 11) ad Exatr apre Forlì.Soglie illustrando il suo progetto transculturale “Archive works” (libero). Ingresso 2 dicembre: 6 euro, 3 dicembre (masterclass): 20 euro.

Info: ibridafestival@gmail.com

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