Forlì. Il vescovo: "Museo diocesano nella residenza vescovile"

Per fare della città ciò che il suo sindaco, Gian Luca Zattini, vorrebbe, ossia «un grande polo universitario, di arte e cultura capace di competere con i grandi musei internazionali», non basta ciò che è stato fatto e che presto si farà per riqualificare tutta l’area del San Domenico, completare il lavori al museo e aprire entro fine anno il nuovo Santarelli. Non serve neppure avere salvato nei progetti di riordino della zona, la collocazione del monumento votivo a Padre Pio e il cosiddetto “pero del vescovo” sorto spontaneamente tra il cemento di piazza Guido da Montefeltro. Serve, come minimo, un tassello che a Forlì è sempre mancato: un museo d’arte sacra.

Ieri è stato l’assessore alla Cultura, Valerio Melandri, a stuzzicare benevolmente al riguardo monsignor Livio Corazza e il vescovo non si è fatto cogliere impreparato. Tutt’altro, perché è anche un suo obiettivo.

«Penso sia giusto valorizzare la residenza vescovile in questo contesto urbano e culturale, affinché ne sia essa stessa parte integrante – afferma –. Abbiamo all’interno un grande salone che si presta ad essere allestito con tante opere pittoriche e oggetti d’arte provenienti dalle chiese del territorio. L’idea è realizzare un museo diocesano che a Forlì non c’è, per inaugurarlo nell’ambito delle grandi iniziative per il sesto centenario del miracolo della Madonna del Fuoco, ossia entro febbraio 2028». Prima c’è un’altra ricorrenza. «Il 25 settembre celebreremo solennemente in Duomo gli 800 anni dalla prima predica di Sant’Antonio di Padova, che allora era semplice frate nell’eremo di Montepaolo, e che avvenne il 24 settembre 1222 a Forlì. È qui, quindi, che avvenne la sua manifestazione». E.P.

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