Forlì, il grido di pace dell'Ucraina

«Avete un paese meraviglioso, lo era anche il nostro, ma ci hanno attaccato, hanno distrutto le nostre città, ucciso migliaia di militari e di civili e ora ci sono oltre tre milioni di profughi ucraini. Oggi siamo qui a chiedere a voi che ci avete accolto, di difenderci dall’invasione russa e di chiudere il cielo sopra l’Ucraina». Vitaliy Tykhonovych vive in Italia da diversi anni ed è uno dei componenti della comunità ucraina di Forlì che ha organizzato la manifestazione di pace in piazza Saffi. Non ci gira attorno, va dritto al punto: per difenderci serve la “No fly zone”. Si è aperta così ieri pomeriggio, in una piazza piena di bandiere ucraine e striscioni contro Putin e la guerra, la manifestazione per la pace organizzata dagli stessi ucraini. Si sono ritrovati tutti davanti al Comune, per chiedere aiuto, pregare insieme, cantare e per raccontare il dolore della guerra, la paura per i figli che combattono e per quelli nati sotto le bombe che rischiano di non avere un futuro nella loro patria. Il popolo ucraino chiede a gran voce pace e libertà.

Sul palco di piazza Saffi tutto è cominciato con una preghiera a due voci quelle di don Enrico Casadio, in italiano, e quella di padre Vasyl Romaniuk, in ucraino. Il sindaco Gian Luca Zattini ancora una volta ha rimarcato la piena accoglienza per tutti i rifugiati. «Oggi ci sentiamo tutti ucraini – ha affermato Zattini – perché la guerra è un’offesa all’umanità, c’è un criminale che ha aggredito un popolo, è un momento drammatico del quale anche i bambini si rendono conto. Siete una parte indispensabile della nostra comunità, non poniamo limiti all’accoglienza, i vostri bambini possono vivere sereni a Forlì, questo è il vostro comune; tanti cittadini ogni giorno ci chiedono di poter contribuire ad aiutare e per questo io ringrazio voi perchè ci permettete di essere migliori». Poi sono partiti i canti e i racconti di donne, uomini e giovanissimi della comunità ucraina. «Hanno rubato la vecchiaia ai nostri genitori e l’infanzia ai nostri bambini – dice Svitlana – I nostri figli preparano molotov invece di studiare, i più piccoli nascono sotto le bombe. Ma noi siamo forti e uniti, dicono che non esistiamo invece siamo una grande nazione e ricostruiremo tutto».

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